Alessandro Del Piero Ct dell’Italia? Per il futuro della panchina della nazionale, attualmente occupata da Antonio Conte, si è fatto il nome di Alessandro Del Piero. Autorevoli opinionisti sostengono da qualche settimana la candidatura del Pinturicchio per il dopo-Euro2016 (il primo che risulta da ricerche online è stato Mario Sconcerti) e la schiera si infoltisce ogni giorno di più.
Del Piero, peraltro, come lui stesso ha confermato non ha mai detto di aver lasciato il calcio giocato e sta attraversando un momento di riflessione a 360°, come dichiarato alla Gazzetta dello sport.
Ma lui stesso non ha escluso l’idea, ricordando tuttavia con estrema correttezza un dettaglio non da poco: non ha il patentino per allenare e non ha mai affrontato nessun corso. «Io ct? Mi piace molto quello che sto facendo ora – ha dichiarato al Corriere dello sport -. Di fare il ct non ho mai pensato fino a qualche anno fa. Oggi ho capito che è una cosa molto interessante, affascinante e difficile. Però non ho ancora intrapreso nessun passo per poterlo fare. Quindi rimane un’idea. Mai dire mai nella vita? Mai dire mai, assolutamente».
Chiaramente Alessandro Del Piero dal punto di vista della conoscenza e dell’esperienza non ha bisogno di alcun corso per diventare allenatore, anche perchè sostanzialmente il Master di Coverciano (e i vari corsi omologhi a livello europeo) è una formalità: una volta collezionati i titoli per accedervi si deve frequentare e presentare una tesi finale. E i trattati scritti dai giocatori sono spesso assai interessanti (quando presi sul serio dai giocatori) ma mai determinanti nella direzione di una eventuale bocciatura.
In Italia tuttavia esiste una Associazione italiana allenatori (presieduta da Renzo Ulivieri, che al momento non è ancora stato interpellato sull’argomento) e soprattutto esiste un Centro tecnico di Coverciano. Due realtà non particolarmente aperte verso l’esterno, che in passato non hanno esitato ad intervenire anche in casi altrettanto evidenti come quelli che hanno riguardato Carlo Ancelotti e Roberto Mancini a cavallo tra gli anni ’90 e 2000.
Cosa direbbero ora se si vedessero completamente bypassate proprio nella scelta del nome della panchina che di Coverciano è simbolo e sintesi, e che in passato (soprattutto tra gli anni ’70 e ’80 con Enzo Bearzot prima e Azeglio Vicini poi) ha visto esprimere dal centro tecnico alcuni tra i nomi più importanti della storia azzurra?
Non solo, quale credibilità avrebbe Coverciano nei confronti di quella pletora di persone che oggi vorrebbero affrontare non tanto il corso master (che permette di allenare in serie A) ma il modulo base per il quale sono pure richiesti ferrei requisiti di idoneità?
Le parole di Del Piero “non ho ancora intrapreso nessun passo per poterlo fare” sottolineano ancora una volta la correttezza dell’ex capitano della Juventus.
La sua autorevolezza nel ruolo non è certo in discussione, e non aumenta sicuramente pensando ai nomi illustri (tra cui quelli di Platini e Beckenbauer) che in passato hanno fatto il passo direttamente dal campo alla panchina della propria nazionale, ma in un momento così delicato per il calcio italiano forse minare una delle sue più autorevoli istituzioni non pare la mossa più intelligente da intraprendere.