Investire 897 milioni di sterline (l’equivalente di 1,2 miliardi di euro), come fatto sul mercato inglese da BT, o 660 milioni di euro, come fatto in Italia da Mediaset, per assicurarsi i diritti Champions League in esclusiva per il triennio 2015-2018, rappresenta davvero una mossa vincente per guadagnare quote nel mercato delle pay-tv e aumentare in prospettiva la redditività delle rispettive piattaforme? E’ questa la domanda che in molti si pongono sul mercato, anche alla luce dei risultati del primo trimestre di Sky Plc, resi noti oggi dal gruppo paneuropeo controllato da Rupert Murdoch, che ha proprio in BT Sport e in Mediaset Premium i principali concorrenti sul mercato inglese e su quello italiano.
Il gruppo Sky ha infatti chiuso il primo trimestre dell’esercizio 2015/16 con ricavi in crescita del 6% a 2,8 miliardi di sterline e con un incremento dell’utile operativo del 10% a 375 milioni di sterline. Mentre il numero degli abbonati alle piattaforme del gruppo nei tre mercati in cui è presente (Regno Unito e Irlanda, Germania e Austria e Italia) è cresciuto di 134 mila unità, raggiungendo quota 54,72 milioni di clienti su scala europea. Risultati che ieri sono stati accolti positivamente dagli investitori, come dimostra il rialzo messo a segno dal titolo Sky al London Stock Exchange (+2,5%).
Insomma, anche senza avere i diritti Champions League in Inghilterra e in Italia e rinunciando così alla possibilità di trasmetterne le partite in due dei tre mercati dove il gruppo opera, i clienti di Sky non sono diminuiti su scala globale. E anche se in Italia la piattaforma controllata da Murdoch ha visto la base clienti contrarsi di 37 mila unità nel periodo compreso tra luglio e settembre, gli analisti non sembrano essere particolarmente preoccupati, visto che le previsioni erano per una flessione più marcata.
Gli esperti di Bernstein, che nel recente passato avevano indicato nell’acquisizione di Mediaset Premium la soluzione per consentire a Sky di avere un business realmente profittevole in Italia, commentando i risultati della piattaforma satellitare del gruppo Murdoch hanno sottolineato come «la notizia più importante del giorno sia che l’effetto negativo della perdita dei diritti Champions League nel Regno Unito e in Italia non si è concretizzato come previsto. Ciò genera la domanda se i grandi investimenti sui diritti sportivi siano giustificati o possano diminuire in futuro» in particolare per i nuovi titolari degli stessi diritti, ossia BT nel Regno Unito e Mediaset in Italia».
Non tutti però concordano con l’analisi del broker americano, sul mercato c’è chi ritiene che i risultati in termini di abbonati di Sky possano essere letti anche in maniera opposta proprio alla luce della competizione con Mediaset sui diritti Champions. Come detto, nel trimestre compreso tra luglio e settembre, Sky ha guadagnato in Europa 134 mila abbonati. Ragione per cui l’incremento registrato da Mediaset Premium nello stesso periodo in Italia (+112 mila abbonati a 1,815 milioni in Italia) non è poi così poco lusinghiero come sostenuto da alcuni osservatori.
L’altro dato riguarda i risultati di Sky in Italia. Nel trimestre i ricavi della divisione italiana si sono contratti del 4% a 474 milioni di sterline (a cambi costanti). Nello stesso periodo però il risultato operativo è sceso del 24% a 33 milioni di sterline (sempre a cambi costanti). A cosa si deve questo calo più marcato. Probabilmente al fatto che sono aumentati i costi legati a nuovi investimenti per compensare la mancata conquista dei diritti Champions e mantenere così la propria base clienti, cercando anche di incrementarla con offerte più convenienti e allettanti rispetto a quelle del concorrente.
Insomma, proprio alla luce dell’ultima assegnazione dei diritti Champions, la battaglia tra Sky e i suoi competitor in Italia e nel Regno Unito è appena cominciata. E per capire se la strategia di Mediaset e BT sarà davvero premiante bisognerà aspettare ancora un po’.
I risultati di Sky, concludono gli esperti di Bernstein, «dovrebbero far riflettere i concorrenti e portarli a chiedersi se debbano continuare a spendere grandi quantità di risorse su contenuti con rendimenti così incerti. Non lo possiamo sapere per un po’ di tempo, ma, forse, in futuro potremmo iniziare a vedere un rallentamento di quello che sembrava fino un aumento senza fine dei prezzi dei diritti sportivi».
Mediobanca Securities: «una fusione Sky-Premium sarebbe l’happy end»
Dopo i risultati del primo semestre di Sky e l’annuncio dello sbarco sul mercato italiano di Netflix, anche gli analisti di Mediobanca Securities hanno dato la loro view sui prossimi scenari del mercato della pay-tv in Italia auspicando una futura fusione tra le due Sky Italia e Mediaset Premium.
«Nonostante i minori costi per la Coppa del Mondo FIFA e la Champions League», fanno notare gli analisti di Piazzetta Cuccia, «l’utile operativo delle attività italiane di Sky è in calo. Questo ci porta a ritenere che la società sta dunque investendo in marketing e promozioni per proteggere la sua base clienti». Secondo gli analisti di Mediobanca Securities, «a quanto pare, l’assenza della Champions League, sta avendo qualche impatto sui numeri» di Sky. Ecco perché, secondo gli esperti della banca d’affari, anche alla luce dell’arrivo di Netflix sul mercato italiano ci sarebbero buoni motivi «per ripristinare i colloqui di potenziale consolidamento, che a nostro avviso rappresenterebbe il lieto fine per il settore».