Una battaglia senza esclusioni di colpi, in corso da mesi, che però sta lasciando sostanzialmente inalterati gli equilibri nel mercato italiano della pay-tv tra Sky e Mediaset. E’ quanto emerge da uno studio realizzato da Nielsen e GroupM (azienda statunitense leader internazionale per la consulenza pubblicitaria) per conto di una grande multinazionale interessata a monitorare l’evoluzione del settore advertising in ogni Paese. Uno studio sul quale si sofferma il quotidiano Tuttosport.
Il primo aspetto che emerge dallo studio è che finora, nonostante gli ingenti investimenti effettuati da Mediaset per assicurarsi l’esclusiva della Champions League, la pay tv del biscione non è ancora riuscita ad intaccare la fetta di mercato di Sky in Italia. La grande offensiva della Champions League, almeno per ora (visto che la stagione è iniziata da poco) ha lasciato i rapporti di forza sostanzialmente inalterati.
Si è mosso lo spettatore che non può fare a meno di seguire le grandi sfide del calcio europeo, ma senza migrazioni massicce da una pay tv all’altra. Lo conferma il dato sull’audience delle prime sette giornate di campionato: Sky ha fatto meglio in due turni rispetto alla Serie A 2014-15, due volte è andata in pareggio e tre volte ha ottenuto meno spettatori. Mediaset invece è riuscita a migliorare solo alla 4ª giornata, alla terza ha tenuto, ma nelle altre cinque ha peggiorato. Perfettamente sovrapponibili i teleutenti delle prime due giornate di Champions League: circa 2 milioni per Sky al via della stagione scorsa, circa 2 milioni per Premium al debutto di questa edizione. Al secondo turno nel 2014 la pay-tv di Murdoch ha fatto meglio di Cologno Monzese dodici mesi dopo.
Ovviamente questi raffronti devono sempre tenere in considerazione la portata delle partite in calendario: a settembre di un anno fa il secondo impegno della Roma fu con il Manchester City, poche settimane fa è stato con il Bate Borisov. Ovvio il fascino completamente differente delle due sfide. Ma il senso è abbastanza evidente e viene riassunto dalla considerazione che Premium fatica a crescere (sullo sfondo una leggera flessione del seguito tv della Serie A nel suo complesso in questo avvio di torneo). Finora, stando a questa ricerca, si sono spostati solo gli affezionati della Champions che probabilmente hanno sottoscritto un doppio abbonamento. Molti di loro continuano a seguire la Serie A su Sky che, sempre secondo lo studio NielsencGroupM, mantiene inalterato il numero degli abbonati complessivi, intorno a 4 milioni e 700 mila a settembre con una flessione di appena 40.000 tessere rispetto al 2014.
Questo era l’obiettivo minino, “la linea del Piave”, del gruppo di Rupert Murdoch. La strategia era quella di tenere lo zoccolo duro senza eccessivi smottamenti dopo aver perso la Champions, nella convinzione che ormai l’abbonato tiene in considerazione l’offerta complessiva. Quindi non solo calcio o sport, ma anche intrattenimento e cinema. Quindi non si abbandona la pay tv preferita solo per un cambio in palinsesto del pallone, per quanto prestigioso come la Champions. Ma al massimo si sottoscrive un doppio abbonamento ad hoc.
Mediaset probabilmente credeva di crescere di più grazie all’esclusiva europea. Il numero di spettatori per Roma e Juventus avrebbe potuto essere superiore rispetto al passato recente considerata l’offerta a costi più contenuti per le carte Premium. Per ora così non è stato. E potrebbe spiegarsi anche così la decisione di ridurre più possibile la trasmissione in chiaro delle due italiane in Champions. E’ successo al primo turno con City-Juventus e Roma-Barcellona entrambe criptate. E anche Bayer Leverkusen-Roma sta entrando in questo balletto: prima programmata su Italian Uno, poi spostata verso un canale pay. I tifosi giallorossi non avevano gradito a settembre e non gradiscono ora. Impossibile evitare qualche sgarbo in questa guerra di logoramento tra i due giganti del panorama tv italiano che difendono le posizioni con tenacia estrema senza riuscire a spostare in maniera significativa la linea del fronte.