Rummenigge difende Beckenbauer e Niersbach in merito alla compravendita di voti per l’assegnazione della Coppa del Mondo 2006. “Conosco da tempo Franz Beckenbauer e Wolfgang Niersbach e so che sono uomini di parola, così come l’allora ministro dell’Interno, Otto Schily, e se hanno detto che le accuse mosse nei loro confronti non sono credibili, io mi fido“.
Il presidente del Bayern Monaco Karl-Heinz Rummenigge ha difeso i responsabili del comitato organizzatore della Coppa del Mondo 2006 accusati di aver pagato per portare l’importante evento in Germania. Nel numero di questa settimana ‘Der Spiegel’ ha accusato il comitato promotore di aver creato un fondo nero nel quale sarebbero confluiti 6,7 milioni di euro versati dall’ex Ceo di Adidas, Robert Louis Dreyfus.
L’ingente somma sarebbe stata versata prima della decisione del 6 luglio 2000 della Fifa di assegnare la Coppa del Mondo alla Germania. Parte di questo denaro sarebbe stato utilizzato per comprare quattro voti dei rappresentanti asiatici del comitato esecutivo della Fifa che decide sull’assegnazione della rassegna iridata.
Beckenbauer, Schily e Niersbach, che ora presiede la Federcalcio tedesca, hanno categoricamente negato le accuse. Beckenbauer, uno dei più famosi giocatori del calcio tedesco e presidente del Bayern dal 1994 al 2009, ha affermato in una nota: “Nessuno mi ha dato i soldi per comprare l’organizzazione della Coppa del Mondo 2006 e sono sicuro che non ne sono stati dati a nessun altro del comitato promotore. Le accuse sono incredibili. Anche se non ero presente a nessuna riunione del comitato, penso che le persone che hanno proclamato la loro innocenza siano serie e credibili“, ha concluso Rummenigge.
Dunque, non è per niente un bel momento per la Germania calcistica e soprattutto per la Federcalcio tedesca che, con la questione dell’assegnazione dei Mondiali del 2006, rischia di rovinare la propria immagine ed il proprio onore. Solo il tempo potrà dire realmente se c’è stata una compravendita di voti ma al momento, l’unica cosa da fare, è difendere l’immagine di una Federcalcio che negli anni ha sempre saputo tirare fuori il meglio dal proprio calcio.