Fifa, Platini si difende: “Trascinato nel fango, io come Icaro”. Non è certamente un grande periodo quello che si trova a vivere il nostro calcio a livello mondiale dopo la sospensione da ogni attività inflitta nei confronti del presidente della Fifa e dell’attuale capo della Uefa Michael Platini, anche se finora entrambi hanno sempre respinto le accuse che gli sono state rivolte. Questa volta a prendere la parola per chiarire la sua innocenza è il francese, che non ha intenzione di ritirare la sua candidatura per succedere allo svizzero in occasione delle elezioni che sono in programma il prossimo 26 febbraio.
In un’intervista a “Le Monde” Platini ha così deciso di raccontare la sua verità sui due milioni di franchi svizzeri ricevuti nel 2011 da Blatter per un lavoro svolto a favore della Fifa fra il ’98 e il 2002 e ha così sottolineato come si ritenga vittima di un’ingiustizia: “Mi hanno sospeso per tre mesi ma la cosa che mi infastidisce di più è che mi hanno messo nello stesso sacco come gli altri. Trovo vergognoso l’essere stato trascinato nel fango. Spero che tutto questo si risolva rapidamente, non vorrei trovarmi nella stessa situazione di Bin Hammam, che nel 2011 fu sospeso prima delle elezioni per la presidenza della Fifa e assolto troppo tardi, quando la rielezione di Blatter era cosa fatta”.
Il presidente della Uefa ha comunque voluto spiegare in modo ancora più preciso la sua versione dei fatti ricordano che he nel ’98 era presidente del Comitato organizzatore dei Mondiale “e si doveva eleggere un nuovo presidente della Fifa. Ero a Singapore, Blatter voleva vedermi e mi dice: ‘Si va o no?’. Havelange voleva me presidente e lui segretario generale ma a me non interessava, c’erano i Mondiali. E allora Blatter decise di presentarsi ma mi disse: ‘Ho bisogno di te’. Ci siamo visti due mesi dopo, mi voleva come consulente, per me andava bene. Mi chiese: ‘Quanto vuoi?’. E io: ‘Un milione’. ‘In cosa?’. ‘Quello che vuoi, rubli, sterline, dollari, allora non c’era l’euro’. ‘Va bene, un milione di franchi svizzeri’. Non sono un uomo avido, ho fatto il presidente del Comitato organizzatore di Francia ’98 come volontario, nel ’92 ho rinunciato ad andare al Real Madrid dove mi offrivano un assegno dove potevo aggiungere gli zeri che volevo. Quando dissi a Blatter ‘un milione di quello che vuoi’, l’ho messo nelle condizioni di scegliere quello che voleva darmi”.
Platini ha inoltre spiegato che in quel periodo non aveva nè avvocati nè agenti al seguito, “era una cosa da uomo a uomo, sarebbe diventato presidente della Fifa e mi sono fidato, e poi ho imparato che nel diritto svizzero un contratto orale vale quanto uno scritto. Poi Blatter è stato eletto e ho iniziato a lavorare a settembre“. Il presidente Uefa racconta di aver lavorato sulla riforma del calendario internazionale, sul progetto di sostegno Fifa alle Federazioni più povere, di aver accompagnato Blatter in molti viaggi, “ho lavorato davvero e molte persone possono testimoniarlo. In realtà ho lavorato diversi mesi senza prendere nulla e a un certo punto ho chiesto a Blatter se aveva problemi a pagarmi. ‘Si’ – mi rispose – non posso pagarti un milione per una questione di tabella degli stipendi. Il segretario generale guadagna 300 mila franchi svizzeri, non posso pagarti tre volte il suo stipendio. Quindi ti daremo un 300 mila franchi e salderemo il resto in seguito‘. E’ quello che è successo, solo che quel ‘in seguito’ non è mai arrivato. Ho smesso di lavorare per lui nel giugno 2002, quando sono entrato nell’Esecutivo Fifa, non ho mai chiesto perchè i soldi non mi mancavano”.
Platini si rammarica di non aver chiesto il saldo prima, poi ha contattato il dipartimento che si occupa delle finanze Fifa “e mi hanno chiesto se Blatter mi doveva dei soldi e ho detto si’, ho mandato una fattura su loro richiesta. Li’ ho sbagliato a mio svantaggio. Non ricordavo che mi avessero pagato 300 mila franchi, pensavo fossero 500 mila e ho chiesto altrettanto per quattro anni, per cui la fattura era di 2 milioni. Mi hanno pagato 10 giorni dopo senza alcuna difficoltà, ho pagato le mie spese e le tasse su quella cifra, se ci fossero stati dubbi la Fifa si sarebbe potuta rifiutare di pagarmi e tra l’altro, passati i cinque anni, i debiti vanno in prescrizione”.
Il fatto che questa storia sia venuta fuori solo ora fa sorgere qualche dubbio a Platini che si tratti di una ‘vendetta’ da parte di Blatter. “E’ uscita quando ho chiesto le sue dimissioni e mi sono candidato. Sono l’unico che può garantire che la Fifa torni la casa del calcio ma ogni volta che mi avvicino al sole, come Icaro, mi brucio“. Le Roi garantisce che per Blatter ha avuto “stima e amicizia, ho ammirato la sua politica, in qualche modo mi aveva stregato. E anche se vuole uccidermi politicamente, rimarrà l’affetto per quello che abbiamo vissuto insieme”.
I rapporti tra i due attualmente sono però tutt’altro che positivi: non si parlano, infatti, da quando lo svizzero gli aveva consigliato di farsi da parte in occasione delle elezioni del maggio scorso mentre sui sospetti legati all’assegnazione dei Mondiali del 2022 al Qatar, votata dallo stesso Platini, il presidente Uefa ricorda di essere stato l’unico a non nascondersi mai, raccontando anche del pranzo all’Eliseo con Sarkozy e l’emiro del Qatar.
“La verità è che volevo che la Coppa del Mondo si giocasse nel Golfo, dove c’è uno straordinario pubblico e dove un Mondiale non si era mai giocato. Dobbiamo smetterla di avere pregiudizi, sarà bello giocare in inverno”. E aggiunge: “si dice che abbia votato per la Russia per il 2018 e abbia ricevuto un Picasso da Putin. Per fortuna Rasputin e’ morto, altrimenti mi accuserebbero di essere suo complice”. L’ex fuoriclasse della Juve nega anche qualsiasi conflitto d’interesse sul fatto che il figlio Laurent lavori per la Burdda Sport di proprietà della Qatar Sports Investments che detiene anche il Psg e insiste sulla necessità di riformare la Fifa.
Il francese ha però anche le idee chiare sui cambiamenti che dovrebbero essere fatti nel caso in cui diventasse presidente della Fifa: “C’è un sistema arcaico con gente arcaica, la tv ha portato i soldi e i soldi hanno portato gente che ama il denaro. Dovremo mettere dei controlli a tutti i livelli e il cambio alla presidenza è una buona opportunità anche perchè, se la Fifa non cambia, ci penserà l’Fbi a gestire il cambiamento”. Dovesse succedere a Blatter, non esclude di pubblicare il famoso rapporto Garcia sull’assegnazione dei Mondiali del 2018-22, si impegna a limitarsi a due mandati e sottolinea: “il calcio ha bisogno della Fifa e io sono l’unico calciatore abbastanza popolare per puntare alla presidenza e risolvere le cose. Chi mi conosce sa che posso guardarmi allo specchio. Sono quarant’anni che vengo giudicato, spero solo che non mi si impedisca di candidarmi, forse dà fastidio che io sia un calciatore e non un politico ma non mi piace perdere, soprattutto per un caso che tale non è”.