Due operazioni finanziarie condotte all’estero per abbellire i bilanci di Genoa e Bari e consentire ai due club di superare i controlli della Covisoc e permettere così ai due club di iscriversi rispettivamente al campionato di Serie A e Serie B. E’ questa, secondo il Corriere della Sera, l’ipotesi su cui stanno lavorando i pm di Milano, che avrebbero anche indagato il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, quello del Bari, Gianluca Paparesta, oltre che quello della Lazio, Claudio Lotito, nel suo ruolo componente del Consiglio Federale della Figc.
Secondo la tesi della Procura di Milano, se non fosse arrivato il soccorso finanziario, prestato con operazioni montate anche all’estero grazie anche a strutture operative elvetiche riconducibili a Infront o a Tax and Finance, ma anche alla MP&Silva, Genoa e Bari non avrebbero avuto i requisiti finanziari per iscriversi ai campionati in corso. Il reato contestato a Preziosi e Paparesta è quello di «ostacolo all’attività di vigilanza» della Covisoc.
In particolare, secondo la ricostruzioni del Corriere della Sera, il presidente del Genoa sarebbe riuscito a mettere in ordine i conti del club grazie a una finanziamento da 15 milioni in tre rate proveniente da conti esteri. Circostanza quest’ultima che è stata negata con forza dallo stesso Preziosi anche nella giornata di ieri. «Il Genoa è una delle squadre perquisite ma siamo tranquillissimi – ha commentato Preziosi -: i soldi che servivano al nostro bilancio li ha messi l’azionista di riferimento, cioè io».
Più contenuta la stampella finanziaria per il Bari: quasi 500.000 euro arrivati da Infront come sponsorizzazione della seconda maglia del Bari con modalità di cui Paparesta rivendica la linearità, ma nelle quali per i pm un ruolo deve avere avuto anche Claudio Lotito, il presidente della Lazio e componente del Consiglio Federale della Figc, visto che per questa vicenda anch’egli è indagato per «ostacolo all’attività di vigilanza» di Covisoc.
Lotito entra dunque nell’inchiesta per questa ragione e non, invece, per il suo ruolo in eventuali irregolarità dell’asta primaverile per i diritti tv dei campionati di A e B, che lui stesso ha evocato nella conversazione registrata e consegnata mesi fa alla magistratura da Pino Iodice, direttore generale dell’Ischia Isolaverde.
In quella telefonata, per la quale il procuratore sportivo della Figc Stefano Palazzi ha già disposto l’archiviazione di Lotito mentre in Procura a Napoli pende ancora un’inchiesta per tentata estorsione, il presidente della Lazio si vantava: «…Perché io quando vado a vendere i diritti televisivi, che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in 10 anni mai nessuno…, fra 3 anni se ci abbiamo Latina, Frosinone chi cavolo li compra i diritti? Manco sanno che esiste, Frosinone…».
“Non abbiamo avuto alcun atto di nessun genere. Non abbiamo atti, comunicazioni, avvisi da nessuna parte”, ha fatto sapere l’avvocato di Lotito, Gian Michele Gentile. “Se il pubblico ministero sta indagando su Lotito comunicherà a Lotito che sta indagando su di lui, lo inviterà a nominare un difensore e a me dire se intende essere sentito o meno – ha spiegato Gentile all’agenzia Ansa – ma non ci possiamo muovere sulla base delle notizie di stampa. La procura di Milano non ha mandato nessun atto. Non c’è un atto processuale che dica a Lotito sei indagato. Non ha motivo di nominare nessun difensore. Non sappiamo quale processo è, quale numero è, abbiamo i nomi dei pubblici ministeri perché li leggiamo sui giornali ma non abbiamo altro. Quando ci si muove processualmente si risponde a un atto di provenienza processuale”.
Gli altri due filoni dell’indagine dei pm di Milano
Su questa gara per i diritti tv esiste sì a Milano un filone dei pm Filippini-Pellicano-Polizzi, ma cosa pensi il pool coordinato dall’aggiunto Giulia Perrotti lo si ricava per adesso solo dalle scarne perquisizioni in cui finora non compaiono indagati di Lega Calcio o di Sky, mentre la Infront di Bogarelli è accusata, con i dirigenti di Rti (gruppo Mediaset) Marco Giordani e Giorgio Giovetti, d’aver turbato l’asta e, prima, il procedimento di scelta del contraente.
Il versante sportivo resta però il meno maturo dell’indagine affiorata invece venerdì scorso con l’arresto, per l’ipotesi di «associazione a delinquere» finalizzata al «riciclaggio» di denaro di evasori fiscali italiani, del senior partner in Svizzera e Italia di Tax and Finance, la società globale di consulenza (in questo periodo anche per il magnate asiatico Bee Thaechaubol nella trattativa per il Milan) che per i pm avrebbe avuto punti di contatto con Infront.
Ieri, mentre in attesa di studiare gli atti Baroni si è avvalso della facoltà di non rispondere con i difensori Roberta Guaineri e Francesco Sbisà, è emerso che la Gdf sta monitorando almeno 67 facoltosi clienti, tra i quali imprenditori, collezionisti o manager sportivi come quello dei campioni di tennis Andy Murray e Shvedova Jarolslava.