La presenza del presidente di Citic Guoan e del Beijin Football Club tra gli investitori che avrebbero dato fiducia e capitali a Bee Taechaubol per rilevare da Fininvest il 48% del Milan per ora è solo un’indiscrezione, per avere un quadro chiaro di chi siano i 480 milioni utilizzati da Mr Bee per rilevare il pacchetto azionario del Milan bisognerà attendere il closing dell’operazione. Ma non è detto che nemmeno in quell’occasione venga data piena disclosure sulla composizione della cordata di investitori.
L’articolata struttura finanziaria che i consulenti di Mr Bee (lo studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli, Edmond de Rothschild, l’elvetica T&F Tax and Finance di Gerardo Segat) avrebbero messo a punto per rilevare la quota del 48% del Milan, passerebbe dalla creazione di un veicolo di diritto estero dietro il quale potrebbero rimanere schermati gli eventuali investitori.
Se così fosse, una maggiore chiarezza sul futuro azionariato del club rossonero potrebbe emergere solo se la Lega Calcio, presieduta da Maurizio Beretta, deciderà di applicare in maniera estensiva il regolamento sull’acquisto di partecipazioni rilevanti nelle società di calcio approvato lo scorso marzo dal consiglio federale della Figc, presieduto da Carlo Tavecchio, ed entrato in vigore il 28 luglio, pochi giorni prima della firma dell’accordo preliminare tra Berlusconi e Bee.
Questo regolamento, emanato dopo l’arresto dell’allora presidente del Parma Giampietro Manenti anche per impedire attività di riciclaggio di capitali attraverso l’investimento in società di calcio professionistico, prevede infatti che chiunque acquisti una quota superiore al 10% di un club (è il caso di Mr Bee che acquisirà il 48% del Milan) debba presentare alla Lega la dichiarazione di almeno un istituto di credito di primaria importanza nazionale e/o estera, con il quale abbia rapporti economici da almeno un anno, che attesti che il soggetto acquirente disponga di «una buona base finanziaria» e che riscuota «stima e considerazione presso gli operatori finanziari ed economici», che sia, sotto il profilo bancario, meritevole di credito e che abbia sempre fatto fronte ai propri impegni con regolarità e puntualità.
Non solo; la banca-sponsor deve anche attestare che il soggetto acquirente è in possesso della capacità finanziaria per fare fronte all’impegno assunto, ma soprattutto «che le risorse finanziarie impiegate nell’acquisizione provengano dall’attività economico-sociale dell’acquirente o dalla disponibilità di altre fonti lecite indicate». Quest’ultimo passaggio è quello più rilevante per avere una piena informativa sui futuri assetti proprietari del Milan. Se infatti la Lega di Serie A si accontenterà di ottenere la certificazione richiesta solo per il veicolo con cui verrà acquistato il 48% e non si farà indicare nel dettaglio, come previsto dal regolamento, la provenienza ultima dei capitali utilizzati per l’acquisizione, i dubbi continueranno ad aleggiare su una delle principali operazioni di M&A del 2015 e sul calcio italiano più in generale.