«La nostra non era un’offerta vincolante ma solo una proposta nell’ambito di una manifestazione d’interesse. Era ovvio che la fase negoziale dovesse cominciare poi». Le parole di Alfonso Cefaliello, consigliere di amministrazione del Milan e direttore Development e operation infrastrutture, confermano la frenata del club sul progetto per la costruzione del nuovo stadio al posto dei padiglioni della Fiera Milano al Portello, e lasciano intravedere il rischio di un contenzioso futuro con la Fondazione Fiera, che l’8 luglio scorso aveva preferito la proposta del club rossonero a quella di Vitali-Stam.
Per l’ente presieduto da Benito Benedini, che si era speso in prima persona per il progetto del nuovo stadio, ottenendo dal Milan un importante rilancio in termini economici sulla proposta iniziale, gli impegni assunti per iscritto in fase di aggiudicazione di gara erano «definitivi, dirimenti». L’avevano convinto (a parità di canone offerto) a rinunciare al progetto Milano Alta della cordata Vitali-Stam e a scommettere sullo stadio. Invece per il club rossonero quelli erano soltanto ipotesi, «tutti da confermare».
L’ 8 luglio Fondazione aveva riassunto quelle che considerava garanzie in una mail e l’aveva spedita al vincitore che avrebbe dovuto rimandarla controfirmata. Un passaggio formale, giusto di conferma, dicono dalla quartier generale della Fondazione. «Per niente», ribattono da Aldo Rossi. Eppure i legali sono stati a lavorare per settimane sulla bozza di un corposo contratto. Non esiste? «Era solo materiale di studio — precisa Cefaliello —. Del resto Fondazione ci ha messo sei mesi per decretare il vincitore, non credo abbia fretta».
Un mese dunque è passato invano. Il Milan, ora, chiede di fare «approfondimenti». E sostiene non sia richiesta pretestuosa, un modo per sfilarsi dal progetto — magari messo alle strette dalla freddezza di Fininvest o di Bee Taechaubol.
«Chiediamo approfondimenti», continua Alfonso Cefaliello, «Non c’è un ripensamento, ma siamo in una fase di confronto per una due diligence sul progetto». In ogni caso, lo stadio al Portello, visti gli ultimi sviluppi, appare a rischio. Il Milan è convinto di potersi sfilare a costo zero: «Le tre annualità di canone, 12 milioni, erano inserite come clausola di salvaguardia nell’offerta con cui abbiamo vinto il bando ma sono vincolate all’avvio della procedura. E a oggi nessun contratto è stato firmato », dice Cefaliello.
Stadio Milan Portello, le condizioni poste del club
Per andare avanti con il progetto, dunque, il Milan pretende che siano rispettate alcune condizioni di minime di fattibilità. Primo, i costi di bonifica. Nelle fasi finali della sfida, i rossoneri avevano garantito la completa manleva. Adesso marcia indietro. «Chiediamo il permesso di fare sondaggi sui terreni per un mese». Per lo stadio bisogna smottare 484 mila tonnellate di terra? Ecco i vincoli: «Se la bonifica costasse più di 30 milioni o richiedesse più di sei mesi, converrebbe guardare altrove».
Poi, la fideiussione sull’iter autorizzativo: il Milan, contando sulla legge sugli stadi, aveva garantito di poter far dichiarare la pubblica utilità dell’opera in sei mesi. «Ma avevamo un assessore all’urbanistica di riferimento (Ada Lucia De Cesaris si è dimessa a metà luglio). Ora dovremo cominciare da zero, con Alessandro Balducci». E infatti, nella lettera inviata lunedì anche quella fideiussione non è più certa.
Fondazione Fiera risponderà nei prossimi giorni. Ma l’ente potrebbe essere obbligato a risondare il secondo classificato, il progetto Milano Alta di Vitali Stam. O a rifare la gara, anche se l’iter avrebbe tempi lunghi. Il Comune, con l’assessore allo Sport Chiara Bisconti, assicura: «Approfondirò il significato di questo passo con la squadra».