Under Armour, azienda americana con sede a Baltimora che si occupa di abbigliamento sportivo e fondata nel 1996 da Kevin Plank, è cresciuta parecchio negli ultimi anni, tanto da riuscire a ritagliarsi uno spazio importante nel settore e preoccupare due colossi come la Nike e l’Adidas.
Il fatturato di Gennaio-Febbraio-Marzo è stato altissimo, di circa 750 milioni di dollari, con un aumento del 25,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre ha presentato, per il ventesimo mese consecutivo, una crescita complessiva del 20%. Anche se l’utile netto è stato influenzato molto dagli investimenti effettuati dalla società, come per esempio l’acquisto di diversi strumenti e macchinari, per un valore di circa 11 milioni, il risultato finale è migliorato notevolmente stanziandosi sui 25,5 milioni di dollari di ricavi.
L’Under Armour non si è fermata però ai primi tre mesi. Infatti, nel secondo trimestre 2015 l’azienda di Baltimora ha registrato un aumento delle vendite in crescita del 29%, raggiungendo quasi i 720 milioni di dollari. Estrapolando questi risultati per il primo semestre dell’anno, il fatturato della società statunitense è aumentato del 26,9%.
I risultati positivi ottenuti in questi primi sei mesi, ha spinto l’Under Armour ad alzare le stime dei prossimi sei mesi, puntando ad ottenere ricavi per 372 milioni di euro, passando così dal 23% al 25%, e puntando ad un fatturato da 3.500 milioni di dollari all’anno.
Sebbene la Nike dimostri ormai da anni di essere la più grande azienda di abbigliamento sportivo in termini di fatturato (31 miliardi di dollari), la crescita esponenziale che sta ottenendo, mese dopo mese, l’Under Armour non deve essere presa sotto gamba. La crescita dell’azienda di Baltimora, nel medio e lungo periodo, potrebbe creare non pochi problemi ad Adidas e Nike che sarebbero costrette, nello stesso lasso di tempo, a dover cambiare le proprie strategie di marketing negli Stati Uniti.
Dunque, la crescita dell’Under Armour si fa sempre più inarrestabile e questo non può esser altro che un problema per Nike e Adidas che dovranno trovare la soluzione ideale per non perdere ulteriore terreno soprattutto negli Stati Uniti visto che, almeno per il momento, entrambe possono dormire sogni tranquilli in Europa.