”Nessuna trattativa in corso con cordate cinesi”. Il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, ha smentito con una nota le voci diffuse questa mattina da ”alcuni organi di stampa” nelle ultime ore”, secondo cui, dopo la partenza per la Thailandia di Bee Taechaubol, l’ex premier avrebbe accolto nella sua residenza di Arcore l’uomo d’affari cinese Richard Lee, capofila della seconda cordata interessata a investire nel club rossonero. Secondo l’edizione online della Gazzetta dello Sport, nonostante il comunicato di ieri della Fininvest, in cui veniva annunciata un’intesa di massima e un accordo in esclusiva con Mr Bee, Berlusconi non avrebbe ancora preso una decisione definitiva sul futuro del Milan e avrebbe pertanto accettato di incontrare Richard Lee.
Ad avvalorare le voci, poi smentite da Berlusconi, ci sarebbe stato anche il fatto che nonostante i consulenti legali avessero già preparato la bozza dell’accordo, il contratto con Taechaubol non sarebbe stato firmato. Chi ha partecipato agli incontri racconta di un Silvio Berlusconi che ha chiesto ancora tempo e che va ripetendo di non voler lasciare il Milan «da perdente». E’ disponibile all’ingresso di nuovo soci, soprattutto se portano risorse per rilanciare la squadra, ma vuole essere ancora protagonista.
Berlusconi, dunque, si sarebbe preso ancora un po’ di tempo prima di dare una risposta al broker thailandese, una finestra temporale che gli consentirebbe anche di ascoltare la seconda proposta, quella del gruppo cinese che, ormai pubblicamente, si identifica nella persona di Richard Lee. Dopo aver ascoltato anche questa seconda proposta, il cavaliere deciderà.
La cordata guidata da Richard Lee, punterebbe a convincere l’attuale proprietà del Milan, anche attraverso una governance in cui Berlusconi sarebbe un punto di riferimento del Milan per i prossimi 5 anni e con l’attuale dirigenza (Adriano Galliani e Barbara Berlusconi) che manterrebbe le attuali cariche anche dopo l’eventuale passaggio di proprietà. I due ad, si vociferava, hanno sempre appoggiato l’interesse cinese. Però, da Pechino ci sono stati soltanto ammiccamenti e poche parole. Da Arcore attendono i fatti.