Caso Parma, la Figc approva il fair play finanziario italiano

La Figc punta a evitare che in futuro si possa ripetere un nuovo caso Parma. E per farlo ha introdotto nelle linee guida del futuro regolamento sul fair play finanziario italiano

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La Figc punta a evitare che in futuro si possa ripetere un nuovo caso Parma. E per farlo ha introdotto nelle linee guida del futuro regolamento sul fair play finanziario italiano una serie di norme per garantire non solo l’equilibrio economico finanziario dei club iscritti alle competizioni nazionali (con l’introduzione del pareggio di bilancio a partire dalla stagione 2018/19) ma per evitare anche crisi di liquidità (situazione verificatasi proprio nel caso Parma) fissando allo stesso tempo regole stringenti per coloro che vorranno acquisire più del 10% di una società di calcio.

Anche se i dettagli dovranno essere approvati in un secondo momento, al termine di una «valutazione tecnica», oggi il consiglio federale della Figc ha dunque dato un primo via libera (all’unanimità, ma con l’assenza del presidente di assoallenatori Renzo Ulivieri) alla nuove regole sulla stabilità finanziaria e sugli assetti proprietari delle società di calcio, che nei piani del presidente Carlo Tavecchio dovrebbero impedire il verificarsi di un nuovo caso Parma.

Requisiti minimi di liquidità per evitare un nuovo caso Parma

In base al nuovo regolamento, che una volta completato dovrà essere recepito da Serie A, Serie B e Lega Pro, dalla prossima stagione i club dovranno avere requisiti minimi di liquidità, in modo da poter dimostrare la capacità di fare fronte agli impegni finanziari con scadenza entro 12 mesi. Tale indicatore sarà calcolato attraverso il rapporto tra attività correnti (crediti a breve termine e disponibilità liquide e equivalenti) e passività correnti (debiti a breve, non solo di natura finanziaria). In caso di mancato rispetto dell’indicatore di liquidità (nella misura minima che verrà stabilità) la carenza finanziaria dovrà essere ripianata.

Oltre ai requisiti minimi di liquidità la Figc ha deciso di introdurre altre due indicatori: indebitamento e costo del lavoro allargato. Il primo indicatore misura il livello complessivo del debito dei club in rapporto al valore della produzione (sarà importante capire come sarà misurato visto che i club italiani inseriscono in questa voce anche le plusvalenze).

L’indicatore di costo del lavoro allargato è invece finalizzato a misurare l’incidenza delle spese per il personale sui ricavi. Il comunicato ufficiale della Figc non ne parla, ma nelle tabelle allegate viene inoltre specificato che dalla stagione 2018/19 i club dovranno raggiungere il pareggio di bilancio.

Mai più un caso Parma – Manenti, onorabilità e solvibilità per acquistare il 10% di un club

Per quanto riguarda invece le norme sugli assetti proprietari, chi vorrà acquistare una quota non inferiore al 10% di una società di calcio dovrà essere in possesso di requisiti di onorabilità: nessuna condanna per frode sportiva, doping, truffa, appropriazione indebita, oltre a sottoporsi ad un’opportuna verifica antimafia (dovrà essere stipulato un protocollo tra Figc e Ministero dell’Interno). Ad una prima lettura sembrano dunque esclusi dal novero reati come la bancarotta, il falso in bilancio e i reati fiscali.

Inoltre una primaria banca nazionale o internazionale dovrà attestare la solidità finanziaria del soggetto acquirente rispetto agli impegni assunti e sulla liceità della provenienza delle risorse finanziarie. Se questa disposizione fosse stata in vigore al momento dell’acquisto del club ducale da parte di Giampietro Manenti ci sarebbero state elevate possibilità che almeno la grottesca coda finale del caso Parma, con il presidente del club arrestato per truffa, si sarebbe potuta evitare.

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