Salvataggio Parma, Lugaresi critico: "Servivano scelte impopolari, invece abbiamo messo una toppa"

Nella prima votazione in Lega Calcio sul “piano Tavecchio”, era stato l’unico ad opporsi. Giorgio Lugaresi, presidente del Cesena, spiega perché i club di Serie A non dovevano dare disponibilità…

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Nella prima votazione in Lega Calcio sul “piano Tavecchio”, era stato l’unico ad opporsi. Giorgio Lugaresi, presidente del Cesena, spiega perché i club di Serie A non dovevano dare disponibilità a sostenere il Parma fino a fine campionato: “Sono dell’idea che dobbiamo lavorare nel rispetto delle regole, che debbono essere seguite al cento per cento, e non dare un cattivo esempio come spesso capita in Italia, mettendo una toppa su un canotto con cento buchi. C’è bisogno di scelte coraggiose, anche impopolari, e pazienza che sia coinvolta una società gloriosa come il Parma. Le regole valgono per tutti”.

La situazione del Parma tocca anche il Cesena in sede di mercato, visto che l’attaccante Grégoire Defrel è in comproprietà tra i due club: “Aspettiamo un interlocutore a giugno, che sia il curatore fallimentare o una nuova società, ma quello è l’ultimo dei nostri pensieri per quanto riguarda il Parma, al quale è stato permesso di iscriversi con un indebitamento fuori dal normale e a cui le nostre regole non hanno impedito nemmeno di rinforzare la squadra, senza far sapere agli stranieri che non c’erano i soldi. E noi ce li siamo trovati contro: le anomalie sono troppe”.

Lugaresi ha continuato spiegando che “la gestione del calcio è in mano a persone che hanno perso il lume della ragione, è una malsana abitudine spendere sempre di più, e qualcuna spera nel colpo di vendere un giocatore per fare poi una plusvalenza”. E alla fine il presidente del Cesena arriva al dunque: è convinto che ci vorrebbe un cambio di governance nella Lega e nella Figc: “Ma non è semplice. Io ho votato Tavecchio ma perché non abbiamo avuto alternative”. C’era Albertini, certo, ma “prima delle elezioni non ho mai conosciuto lui ed il suo programma. L’Aic, sul caso Parma, si è fatto sentire solo a febbraio ma avrebbe avuto l’obbligo morale di informare i tesserati che non avrebbero avuto gli stipendi. Ragioniamo con componenti legati a vecchissimi canoni, anche se Tommasi è giovane. E Donadoni, che stimo moltissimo e che è stato anche il ct azzurro, doveva denuciare già ad ottobre il mancato versamento degli stipendi, senza arrivare a febbraio”.