Come ha scritto C&F qualche giorno fa, l’ultima trimestrale di Adidas si è chiusa tra poche luci e molte ombre. Una situazione determinata da più di una circostanza: dalla crisi russo-ucraina all’esplosione sul mercato Usa di Under Armour fino ad arrivare ai cattivi dati riportati dalla divisione golf Taylor Made, le cui vendite sono calate drasticamente del 24%
La crisi in Russia la causa dei cattivi risultati del 2014
Per non perdere ulteriore terreno, il marchio tedesco ha dunque deciso di dare risposta rapida innanzitutto al problema che più ha condizionato il 2014: la crisi economica in Russia è stata infatti il colpo più duro alle prospettive di crescita nutrite dai bavaresi, legate soprattutto alla valorizzazione del brand in un territorio divenuto molto attraente per i marchi legati allo sport. Con un Mondiale, quello del 2018, non troppo distante, per Adidas infatti, la Russia era il terreno ideale per riscattare il flop del 2014 e intraprendere da qui a tre anni, una politica, per certi versi, nuovamente in espansione.
In chiusura 200 negozi Adidas
Tuttavia, tra il deprezzamento del rublo e un’inflazione galoppante Adidas ha optato per la via del ridimensionamento: in poche parole, su 1000 negozi presenti sul territorio, ben 200 saranno chiusi. Un taglio alle rete commerciale netto, con l’intento, chiaro, di evitare ulteriori emorragie e di ridurre al minimo l’impatto negativo proveniente da un’area geografica ormai ritenuta a rischio.