Thohir all'attacco del fair play finanziario: favorisce i top club

A poche settimane dalla decisione dell’Uefa di mettere sotto osservazione i conti dell’Inter per lo sforamento dei parametri del…

A poche settimane dalla decisione dell’Uefa di mettere sotto osservazione i conti dell’Inter per lo sforamento dei parametri del Fair Play Finanziario nel biennio 2011/12 e 2012/13 (si veda il post Fair Play Finanziario Inter, dialogo con Uefa per evitare sanzioni), il presidente nerazzurro Erick Thohir prende posizione contro il regolamento fortemente voluto dal presidente dell’Uefa, Michel Platini, per mettere un tetto al rosso delle società di calcio. Parlando a Londra nel corso della convention Sport Business Summit, l’uomo d’affari indonesiano, che lo scorso anno ha rilevato il controllo dell’Inter da Massimo Moratti, ha preso posizione contro le rigidità del regolamento, colpevole a suo giudizio di “limitare le possibilità” di quei club che non appartengono alla nuova elite finanziaria europea e congelando di fatto gli attuali rapporti di forza.

Se Real Madrid, Barcellona, Manchester United e Bayern Monaco, forti di ricavi (al netto delle plusvalenze) ampiamente superiori ai 400 milioni di euro, possono permettersi di investire e spendere nella rosa cifre considerevoli senza incorrere in perdite di bilancio, molti altri club, seppur blasonati, avendo accumulato, per diverse ragioni, importanti ritardi in termini di fatturato dai primi della classe, non possono più competere con questi ultimi, visto che il regolamento Uefa, quando sarà a pieno regime, non consentirà più di finanziare gli investimenti con il rosso di bilancio.

Da questo punto di vista la posizione di Thohir, che da quando ha preso le redini dell’Inter si è dimostrato molto attento alle compatibilità di bilancio, lavorando non solo sulla riduzione dei costi ma gettando le basi anche per una futura crescita dei ricavi, è simile a quella degli altri new comers come i proprietari arabi del Manchester City e del Paris Saint-Germain. Entrambi i club, infatti, nel momento in cui sono stati rilevati dagli sceicchi potevano contare su ricavi simili a quelli attuali dell’Inter. Spendere subito, come è stato fatto, cifre imponenti per vincere in patria e affermarsi poi sul palcoscenico europeo non poteva non tradursi in perdite di bilancio consistenti, visto che i ricavi, anche di fronte al più bel piano industriale, non raddoppiano da un giorno all’altro.

Anche per questo le facoltose proprietà del City e del Psg, affamate di vittorie (ma sono le vittorie a contribuire all’aumento dei ricavi), hanno provato ad aggirare i paletti imposti dall’Uefa “gonfiando” i ricavi dei rispettivi club con generose sponsorizzazioni da parte di aziende o enti governativi loro riferibili. Un escamotage che, anche per l’intransigenza di una parte dei club associati all’Eca, a partire dai tedeschi del Bayern Monaco, l’Uefa ha censurato, imponendo un tetto all’ultima campagna acquisti e comminando sanzioni di natura economica ai due club.

Stadio e espansione in Asia per colmare il gap con i top club

La critica di Thohir al Fair Play Finanziario, seppur espressa con toni pacati, tanto da essere passata pressoché in secondo piano nei resoconti di agenzia, non è dunque del tutto campata per aria. Perché i ricavi di un club crescano in modo consistente serve infatti un brand di successo, che contribuisca a massimizzare i ricavi derivanti dai diritti tv, dalle sponsorizzazioni, dal merchandising e dallo stadio. Ma per avere un brand di successo, specie sui mercati internazionali, bisogna vincere. Il blasone, su cui l’Inter, grazie alla sua storia di successi internazionali, può ancora contare, non è infatti sufficiente. Ma per vincere, specie in Europa, servono investimenti e se non ti puoi più finanziare in deficit, serviranno tempi lunghi e una strategia precisa per colmare il gap con i top club.

Da questo punto di vista Thohir sembra avere le idee chiare. Nel corso del summit londinese il presidente indonesiano ha indicato con precisione la strada che intende percorrere (si veda anche Ricavi Inter, tutti i numeri del piano Thohir). “E’ sempre più necessario che ci sia un giusto equilibrio tra sport e business”, ha detto Thohir, “Ormai il calcio è un prodotto mediatico ma anche un prodotto di consumo”.

Lo sguardo è rivolto all’Asia. “L’Europa è sempre stata un’economia potente ma l’Asia sta crescendo. Su 260 milioni di potenziali tifosi dell’Inter, 165 sono in Asia. Dobbiamo anche prestare attenzione ai tifosi, dobbiamo fidelizzarli. Abbiamo grandi progetti in Usa, in Asia, vogliamo far crescere il brand. Abbiamo inaugurato tre canali digitali in Indonesia, 3 accademie in Cina, una in Giappone, una in India. Ma dobbiamo potenziare anche le capacità della città di Milano e creare un rapporto con i tifosi”.

Il tema rimane quello del futuro di San Siro e dei rapporti con il Milan di Adriano Galliani e Barbara Berlusconi. “Ci sono vantaggi ad avere uno stadio da soli e vantaggi a condividerlo con qualcuno. Negli Usa avere uno stadio è fondamentale perché è da lì che arrivano i principali introiti di un club. Nell’Inter, le entrate sono garantite più da merchandising e media. Ma per competere con le altre vogliamo certamente il nostro stadio. San Siro ha una capienza di 85.000 persone, lo stadio per rendere deve essere attivo almeno il 50% dei giorni dell’anno. Al Dc, ad esempio, non ci sarà solo il football ma anche lacrosse, soccer, hockey.

Dividere lo stadio con il Milan può essere vantaggioso perché possiamo riempirlo più facilmente di eventi. Stiamo parlando col Milan: vanno o restano? Costruire uno stadio non è sufficiente, ci vuole un business all’interno dello stadio. Ci vuole la digitalizzazione dello stadio, i tifosi devono potersi connettere da dentro lo stadio, inviare messaggi, connettersi facilmente al wi-fi ed essere coinvolti. Pallotta ha parlato a lungo col Comune, anche noi lo stiamo facendo. Lo stadio è importante per club come Roma, Inter, Milan”.