Brasile 2014-I Mondiali sono, da sempre, una delle competizioni più ambite in ambito sportivo e commerciale, tanto che, quest’anno, in Brasile, il dispiegamento di forze e gli investimenti, se da una parte hanno creato uno scenario che non ha tradito le attese, dall’altra hanno creato questioni di opportunità sociale, specie alla luce della recente recessione finanziaria.
Ospitare un torneo a 32 squadre è infatti un’impresa vasta, economicamente complessa: si tratta in sostanza di una manifestazione piuttosto in cui, talvolta, costi e benefici non sempre si compensano. Il quesito che più si potrebbe porre in questi casi è: possono paesi con priorità sociali urgenti e non rinviabili, giustificare di spendere così tanti soldi per organizzare un Mondiale?
L’effetto di Brasile 2014 sulla società
Il Mondiale di Brasile 2014 ha offerto, in questo senso, un banco di prova interessante. E ‘stato un torneo, per certi versi, “memorabile” sul campo, per tutti i colpi di scena che ha saputo regalare, e ancor meglio è andata nella “socializzazione” dei fan di tutto il mondo, che si sono mescolati felicemente supportando le rispettive nazionali senza creare grossi problemi di ordine pubblico.
In effetti, ci sono stati meno problemi organizzativi di quanto si potesse temere, come ha sottolineato di recente la BBC, e il movimento di protesta contro il torneo, nonostante fosse sempre presente ad agitare la vigilia, non avrebbe “bruciato” con la stessa intensità nella sua drammatica dimostrazione di un anno prima, durante la Confederations Cup.
Ma nonostante tutto, è comunque difficile sostenere che per il Brasile, organizzare il torneo, sia stato un buon affare. Si era sperato infatti che il vantaggio principale per la società sarebbe venuto sotto forma di miglioramento dei trasporti, una questione vitale per le grandi e popolose città del Brasile, ma non strettamente necessaria per la buona riuscita, in termini di organizzazione, della Coppa del Mondo. E così, com’era prevedibile, non appena il tempo per il Brasile stava scadendo, molti progetti di mobilità urbana sono stati tranquillamente eliminati dall’agenda dei lavori.
Non più tardi di tre mesi fa, in questo senso, i due terzi dei fondi per i progetti di trasporto rimanenti sono stati bloccati, e alcuni di essi potrebbero non essere completati fino al 2016.
Gli effetti di Brasile 2014 sul campionato
La riqualificazione o la costruzione ex novo degli impianti è stata per due volte superiore ai costi previsti, come riportava C&F qualche tempo fa sugli stadi di Brasile 2014, con rallentamenti nei lavori che hanno fatto ulteriormente lievitare la spesa prevista.
I costi, secondo la BBC, per i nuovi impianti destinati alle gare del torneo di Brasile 2014, sfiorerebbero i 4 miliardi di dollari e ora che la stagione ufficiale in Brasile è giunta al termine, l’analisi dei dati interni ha rilevato, comunque, qualche aspetto positivo da segnalare: la media spettatori nella prima divisione brasiliana di quest’anno è aumentata a 16.500 per partita, la cifra più alta addirittura dal 2009. Ciò è avvenuto nonostante gli aficionados sudamericani si trovino ad assistere ad un campionato di qualità molto dubbia, con la media gol per partita più bassa degli ultimi anni: un dato statistico, questo, che fa a cazzotti con la tradizionale vivacità del torneo verdeoro, sempre molto generoso in fatto di spettacolo e di talenti da ammirare.
Sul campo infatti, il calcio brasiliano è, ad oggi, ad un livello molto basso, mai visto in precedenza: forse, ancora più scioccante del 7-1 in una semifinale di Coppa del Mondo contro la Germania, è il fatto che non un solo club brasiliano abbia raggiunto le semifinali della Copa Libertadores, nonostante il clamore di aver ospitato una manifestazione globale, che avrebbe dovuto dotarli di un vantaggio finanziario, piccolo o grande, sui loro rivali continentali.
Ma, come detto, nonostante tutto, il football brasiliano, grazie al Mondiale di Brasile 2014, sta assistendo ad vera e propria ripresa in fatto di coinvolgimento ed entusiasmo, ovviamente nelle metropoli “tradizionali” (Rio, San Paolo, Belo Horizonte, Porto Alegre) al netto di quanto detto sulla scadente competitività del torneo nazionale. Amir Somoggi, uno dei maggiori esperti del paese in materia di finanza del calcio, è stato molto critico dei costi eccessivi e delle “occasioni” mancate della Coppa del Mondo, ma è anche ottimista sul fatto che il dato medio sugli spettatori possa raggiungere almeno quota 25.000 nei prossimi tre o quattro anni: un incremento costante dovuto essenzialmente al rinnovo sostanziale delle strutture dedicate al calcio.
L’aumento di pubblico registrato nel 2014 infatti, sostiene Somoggi, “è una diretta conseguenza della inaugurazione dei nuovi stadi e la motivazione di scoprirli anche dopo la Coppa del Mondo“.
Gli sprechi di Brasile 2014
Insomma, il fattore stadio, nel calcio di oggi, è un elemento centrale per poter “fare” pubblico, specie in ottica ricavi. Ma il dato di Brasile 2014, registra anche paradossi evidenti, che riguardano quegli impianti che, dopo il torneo, non si sapeva che fine avrebbero fatto: Brasilia, Natal, Manaus, tanto per citarne alcuni, hanno ora impianti moderni e capienti, costruiti di sana pianta o ristrutturati a suon di milioni, ma senza avere club e un seguito di tifosi che giustifichi l’investimento fatto. Un problema non di poco conto: in tal senso, i consigli locali hanno dovuto pagare le squadre di Rio o San Poalo per riallocare le loro gare in impianti che, dopo il Mondiale, non hanno più avuto un utilizzo continuo.
Un terzo del torneo è stato giocato poi a Nord Est, regione tradizionalmente povera anche in fatto di storia calcistica: città con poca tradizione sono state dotate di stadi costosissimi per fare da cornice, durante l’anno, a società che annaspano nelle divisioni minori (a Salvador, Bahia e Vitoria giocano in seconda, a Natal, il club locale è in terza. Solo Recife rappresenterà la regione in prima divisione nel 2015). Anche questo è stato Brasile 2014.
Fabio Colosimo