Come annunciato dal presidente della FIFA Joseph Blatter, il massimo organismo del calcio mondiale vieterà che sempre più giocatori finiscano nella rete di società e fondi di investimento, una prassi ricorrente in Europa e Sud America come spiegato proprio ieri da C&F. Un ‘sistema’ capace di generare numeri da capogiro, considerando che il volume d’affari si attesta attorno a 1,1 miliardi di euro e, allo stesso tempo, di rivoluzionare i tradizionali metodi di fare compravendita di calciatori.
Blatter ha avanzato la “decisione finale” della FIFA al controllo di giocatori da parte delle imprese e fondi di investimento dopo uno studio condotto da un importante ‘gruppo di lavoro’, anche se l’attuazione del divieto alle Tpo non si verificherà immediatamente ma dopo una relativa “fase di transizione”. La Uefa, da parte sua, ha da sempre inviso i fondi, che, secondo il massimo organismo europeo, minano direttamente e senza scrupoli all’integrità e alla regolarità della competizione, impattando proprio sulle norme sempre più stringenti del FFP.
Ma non solo: la vicenda ha assunto anche contorni etici, perché sempre più spesso club e giocatori subiscono pressioni e volontà degli investitori intenzionati a muovere sempre più le fila dei trasferimenti.
Questa decisione riguarda direttamente le pratiche di diverse squadre importanti sparse per l’Europa, concentrate essenzialmente in Portogallo e nell’Europa orientale, ma in Spagna, paese in cui i fondi godono di una certa libertà, le più colpite saranno Valencia e Atletico Madrid. I galiziani, con l’arrivo di Peter Lim, hanno avviato una politica di acquisto basata essenzialmente sui fondi di investimento del magnate orientale, come sottolinea FutbolFinanzas.
Ma la società che più ha utilizzato questa formula di ‘firma’ in questi ultimi anni è stato proprio il club madrileno, oggi ai vertici del calcio europeo dopo anni di oblio e amarezze in campo e fuori.
Che ha sfruttato il canale delle Tpo attraverso la stretta e proficua collaborazione con Doyen Group, fondo brasiliano tra i più attivi nel calcio e probabilmente il più grande e potente tra tutti quelli che oggi operano in ambito, presente soprattutto, tra le altre cose, nel settore energetico. Perché la parabola che ha condotto i colchoneros ad un’escalation sul campo senza eguali, prima dell’arrivo di Diego Simeone in panchina, va di pari passo con l’importanza crescente assunta dal fondo negli ultimi tempi.
Qualche anno fa infatti i fondi e le loro prassi non erano poi troppo conosciuti al pubblico spettatore, mentre i biancorossi versavano in acque piuttosto agitate: scarsi risultati sportivi ai quali si affiancavano problematiche di non poco conto in ambito fiscale e una gestione finanziaria oberata dai debiti.
Grazie ai prestiti di Doyen, non solo il riscatto del club ma l’esponenziale crescita del gruppo come punto di riferimento dei club più in difficoltà a pianificare le campagne di rafforzamento: acquistato il colombiano Falcao dal Porto grazie all’aiuto del fondo, l’Atletico ha poi sempre più spesso usufruito dei finanziamenti e, di conseguenza, utilizzato sempre più spesso le Tpo, come ‘metodo’ alternativo di fare mercato.
Gestendo, in questo modo, il proprio rilancio in duplice copia, sportivo ed economico, che, altrimenti, sarebbe stato impossibile rivolgendosi alle banche, sempre più restie a concedere prestiti ai club di calcio soprattutto in una fase di recessione economica che non ha risparmiato nemmeno l’industria dello sport più seguito e ammirato a livello globale.
Un esempio di quanto i fondi abbiano ‘ingrassato’ finora certe realtà, permettendogli di riposizionarsi sul mercato, e non solo quello dei giocatori.
Fabio Colosimo