L’Oceania Football Confederation non farà alcun commento sul suo presunto ruolo nell’inchiesta sulle tangenti elargite dal Qatar per arrivare a vincere il diritto di mettere in scena la Coppa del Mondo 2022, almento fino a quando il comitato etico ricercatore della FIFA non avrà completato le sue indagini.
La scheda elettorale australiana del dicembre 2010, spinta dai soldi arabi, è finita di nuovo sotto i riflettori la scorsa settimana dopo le accuse che parlano di un versamento di 5 milioni di dollari fatto dall’ex capo Confederazione calcistica asiatica Mohamed bin Hammam in cambio di voti per il Qatar.
Il paese arabo ha fortemente negato di aver avuto relazioni con Reynald Temarii, all’epoca dei fatti presidente OFC e membro del comitato esecutivo della Fifa, quando è stato arrestato per aver ricevuto tangenti, prima di essere successivamente sospeso.
Il terremoto innescato dal Sunday Times
Il Sunday Times lo scorso fine settimana ha detto che le spese legali di Temarii sono state pagate da Mohamed Bin Hammam per permettergli un appello contro la sospensione, ritardando così la sua rimozione dal comitato esecutivo e quindi bloccando di fatto il voto del suo vice David Chung, che probabilmente lo avrebbe dato all’Australia.
Temarii ammise di aver ricevuto aiuto da bin Hammam, ma non in quel momento. “Ho ricevuto un aiuto finanziario da Mr Bin Hammam per le mie spese legali, ma era solo il febbraio 2011”, avrebbe spiegato l’ex presidente.