“Una struttura di proprietà aumenta i ricavi da stadio mediamente del 66% , ricavi che potrebbero essere reinvestiti sulla squadra. Sennò il futuro non potrà discostarsi molto dalla realtà di oggi del nostro calcio, che riguarda pure club molto più blasonati”. Così parlò Edoardo Garrone a chi lo interrogava sulla possibilità di uno stadio di proprietà in Italia. Pe il patron dei blucerchiati le prospettive della Sampdoria dipendono ancora tanto dal concretizzarsi del sogno di costruire il suo stadio di proprietà. Il numero uno della Sampdoria non fu l’unico dirigente di Serie A ha pensare che uno stadio “tutto di un club” potesse essere la soluzione più consona finanziariamente per competere sul grande palcoscenico europeo. Anche Adriano Galliani lo sostiene da tempo, fin dal dopopartita di Manchester United–Milan 4-0 del marzo 2010, quando dichiarò: “L’uscita delle italiane è il frutto dell’assenza degli stadi di proprietà in Italia. Il Manchester fattura 100 milioni più di noi, 10 anni fa fatturava meno di noi. Nello stretto futuro la situazione non può certamente migliorare. La classifica del fatturato coincide sempre più spesso con la classifica sportiva. In Italia bisogna dotarsi degli stadi”.
Il divario con l’Europa
In Italia i passi avanti li hanno fatti, però, solo Juventus e Sassuolo, ma l’Europa è ancora troppo lontana per la Serie A italiana. Lo stadio dell’Arsenal è stato costruito nel giro di due anni ed ha una capienza di 60 mila spettatori; per realizzarlo ci sono voluti 562 milioni di euro e i Gunners non potendo beneficiare di denaro pubblico e degli incentivi governativi hanno venduto i diritti sul nome dell’impianto alla compagnia aerea Fly Emirates, la cuia partnership, che durerà fino al 2021, ha garantito all’Arsenal FC una cifra di 150 milioni di euro.Nell’ultima stagione dell’Emirates Stadium l’Arsenal ha incassato 108 milioni di euro.
L’Allianz Arena, a Monaco di Baviera, è costato 340 milioni di euro e le spese sono state equamente ripartite tra le due squadre di Monaco, il Bayern ed il Monaco 1860. A partire dal giugno 2010 il Bayern Monaco è diventando proprietario unico dell’impianto acquistandone il 50% delle quote della società veicolo prima appartenenti al Monaco1860. Anche qui c’è stata la cessione dei diritti sul nome dello stadio per 30 anni alle assicurazioni Allianz per una cifra superiore ai 90 milioni di Euro.Nella stagione 2012/13, il Bayern Monaco ha incassato ai botteghini circa 87 milioni di euro. I costi di gestione dello stadio, sono stati nel 2011/12 pari a 36,3 milioni di euro. La sfida economica è decisamente importante.

I prezzi in Italia
Uno stadio nuovo è costoso, tra i 350 ed i 600 milioni di euro (Roma o Milano) e la sua costruzione necessita di un adeguato mix di fonti di finanziamento; per di più, i costi di mantenimento dello stesso sono significativi e possono incidere nel bilancio del club nell’ordine dei 30-40 milioni di euro l’anno. Inoltre i modelli a cui i club della A potrebbero ispirarsi basati sull’intervento pubblico e sugli incentivi governativi sono stati limitati o quasi nulli. Anche se è certo che un nuovo stadio di proprietà consentirà di aumentare significativamente i ricavi dal botteghino e non da ultimo, di usufruire di alcuni vantaggi nell’applicazione del Fair Play Finanziario, che favorisce i club che investono nelle infrastrutture. L’acquisto di uno stadio, dunque, si lega quasi inesorabilmente con quello della società calcistica che disputa le gare al suo interno. Se Cellino dovesse comprare il Leeds deve impegnarsi anche con Ellan Road e chi prenderà il Sant’Elia si dovrà anche impegnare con il Cagliari Calcio oppure la situazione potrebbe essere troppo complicata.

L’insediamento di Pigliaru
Ora che il Leeds United e Massimo Cellino sembrano sempre più vicini la cessione del Cagliari potrebbe concretizzarsi. Il bando per il Sant’Elia è aperto e da poco in Sardegna si è insediato un nuovo governatore Francesco Pigliaru del Centrosinistra, che sostituisce Ugo Cappellacci del Centrodestra, tra i cui punti fondamentali della campagna elettorale c’è l’ampia partecipazione al mercato del lavoro. «Perché le scelte, anche quelle dolorose, devono essere affrontate con coraggio così come ha fatto l’Arsenal. Oggi l’operazione generale di riqualificazione realizzata dalla società londinese è un modello che viene studiato e imitato in tutto il mondo. E’ stata, anzitutto, costruita la nuova struttura proprio nelle vicinanze di Highbury. Senza abbandonare lo storico quartiere di Ashburton Grove. Nel vecchio sito, invece, è sorta una nuova cittadella con edifici commerciali e residenziali, scuole, palestre, parcheggi e campi gioco per bambini. Per il quartiere questa operazione ha significato più verde, più servizi, più trasporti, nuove abitazioni, ma soprattutto nuovi posti di lavoro». Così descrisse lo stadio dell’Arsenal Barbara Berlusconi qualche anno fa ed normale che un impianto sportivo di tale portata possa far aumentare i posti di lavoro al suo interno. Gli stadi di proprietà diventeranno una necessità, dunque, ma nel Belpaese sembra proprio che questo tipo di investimento sia ancora, purtroppo, una lontana chimera.