Una nuova stoccata di Sepp Blatter al Brasile, organizzatore dei Mondiali che si terranno tra il 12 giugno e il 13 luglio prossimi, è destinata a suscitare polemiche. Perché il numero uno del calcio mondiale non va tanto per il sottile quando attacca la macchina organizzativa carioca definendo il Brasile come “il Paese con i maggiori ritardi da quando io sto alla Fifa”. Insomma, dal lontano 1977, anno in cui ha iniziato la sua scalata ai vertici del calcio globale. Per di più, ricorda ancora Blatter, il governo sudamericano ha avuto a disposizione il maggior lasso di tempo per attrezzarsi: “E’ stato l’unico ad avere tanti anni – sette – per preparare l’evento”.
I ritardi per gli stadi e le polemiche
Le dichiarazioni di Blatter sono state rilasciate ad un quotidiano “di casa”, lo svizzero 24 Heurs, al quale il manager ha spiegato che il Brasile “si e’ reso conto che ha cominciato a fare le cose troppo tardi”. Il risultato è che sei stadi devono ancora essere consegnati e uno, l’Itaquerao di San Paolo, rischia di essere pronto soltanto a maggio. Il problema della consegna degli stadi è ormai un leitmotiv che accompagna l’avvicinamento alla competizione, tra aumento dei costi per la loro realizzazione (l’ultima stima parla di circa 8 miliardi di reais, pari a due miliardi e mezzo di euro, contro il budget di 5 miliardi di reais del dossier del 2010) e polemiche sulle ricadute economiche per la popolazione carioca. Non a caso, le organizzazioni Dichiarazione di Berna, Ong svizzera come la stessa Fifa, e Greenpeace hanno candidato la Federazione internazionale per vincere “l’Oscar della vergogna”. A loro detta, centinaia di persone si sono dovute spostare per i lavori senza adeguati paracadute sociali ed economici per commercianti e semplici cittadini.
Le proteste dei brasiliani
A questo clima di scetticismo internazionale, si aggiungono le fortissime tensioni interne. Un personaggio del calibro di Romario, già bomber verde-oro con un seguito di carriera in politica, ha attaccato duramente la gestione dell’evento. Il ministro dello Sport ha rassegnato le dimissioni e nessuno dimentica le forti proteste che hanno accompagnato la Confederation’s Cup della scorsa estate. In quel caso, la popolazione ha manifestato come mai nella storia carioca, contro l’aumento dei costi per il trasporto pubblico. Ma nelle viscere della società brasiliana serpeggiano molte altre rivendicazioni, che hanno a che fare con servizi basilari quali la scuola e la sanità. Il timore di molti è che il volano dei Mondiali non vada a migliorare l’effettiva qualità della vita per le fasce di popolazione più deboli.
Blatter secco: “Non temo le manifestazioni”
Proprio sul rischio di di nuove, e pesanti, manifestazioni di protesta, durante il Mondiale, Blatter ha ancora una volta alzato un muro: ”Non le temo – ha commentato Blatter -, anche se sappiamo che ci saranno manifestazioni e proteste. Quelle durante la Confederations Cup sono nate sui social network, ma non avevano obiettivi concreti o rivendicazioni autentiche”. ”E’ possibile – ha aggiunto – che durante il Mondiale ce ne siamo di piu’ concrete e strutturali. Ma il calcio sara’ protetto, e poi non credo che i brasiliani attaccheranno direttamente lo sport che per loro e’ un’autentica religione”.