Calvarese a CF: «Cristante-Mudryk, perché Gil Manzano non ha fischiato il rigore»

L’opinione dell’ex direttore di gara sul caso di Ucraina-Italia: «L’errore più grave è decidere e non decidere. E aver enfatizzato la caduta non basta a giustificare il mancato fischio».

Austria v Belgium: Group F - UEFA EURO 2024 European Qualifiers
Jesus Gil Manzano (Photo by Christian Hofer/Getty Images)

Gianpaolo Calvarese, ex arbitro di serie A con all’attivo più di 300 gare nella massima serie considerando tutti i ruoli (arbitro, VAR e arbitro addizionale), è ora imprenditore nell’azienda di famiglia che produce integratori sportivi naturali Aperegina. Inoltre ogni mercoledì sera di Champions League è parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match trasmesso dal broadcaster in Italia. 

L’ex direttore di gara teramano, dopo alcuni interventi su Calcio e Finanza, ha deciso di proseguire la collaborazione con la nostra testata inviando un contributo sul caso del contatto tra Cristante e Mudryk durante Ucraina-Italia. 

A qualche ora di distanza dall’aritmetica qualificazione della nazionale di Spalletti ai prossimi Europei, si discute ancora del contatto Cristante-Mudryk nell’area ucraina, a pochi minuti dalla fine del match decisivo di Leverkusen.

Una premessa è doverosa: per un arbitro è sempre difficile giudicare l’operato di un collega. Tutti sbagliamo, siamo umani. Eppure l’errore dello spagnolo Gil Manzano è apparso evidente già in diretta tv: tutti siamo rimasti col fiato sospeso, me compreso.

Cominciamo col dire che, dal punto di vista tecnico, la dinamica dell’episodio è piuttosto lineare: c’è una palla che scorre rasoterra, chi arriva primo sul pallone “vince”. Dalle riprese si nota come il pallone vada nella direzione di Mudryk e non in quella di Cristante; l’azzurro arriva in ritardo e ne nasce un contatto che pare falloso.

Ciò che fa storcere il naso è anzitutto il linguaggio del corpo adottato dall’arbitro subito dopo il contatto. I replay mostrano Gil Manzano (in ottima posizione con la visuale libera) fermo, senza una reazione di pancia: non indica il dischetto e non fa neanche un cenno chiaro che faccia capire ai giocatori che il rigore non c’è. La sua prima reazione è di attesa, dalle immagini si vede come si rivolga agli ucraini dicendo: «Aspettiamo il VAR».

Niente di più sbagliato: in primis perché il lavoro di un arbitro è prendere decisioni, anche in epoca VAR, quando la tentazione di attendere un responso dalla tecnologia può essere forte; e in secondo luogo perché così si mette in difficoltà il collega davanti al monitor consegnandogli di fatto la responsabilità dell’episodio. È questo, a mio giudizio, l’errore più grave dell’arbitro spagnolo: Decidere di non decidere!

L’errore però è anche del VAR. Vero che la soglia di intervento in ambito UEFA è piuttosto alta, ma i contatti bassi sono molto più “oggettivi” di quelli alti (dove l’intensità della forza impiegata va misurata in campo).

Proviamo però a spiegare anche questa decisione: dietro a un errore c’è sempre una motivazione. I motivi che possono aver spinto il VAR a non intervenire potrebbero essere: Cristante si ferma un attimo prima rendendosi conto che è in ritardo, non c’è un pestone (più oggettivo) ma il contatto avviene solo con il piede sinistro sullo stinco, e soprattutto Mudryk salta, sembra che si butti subito dopo il contatto.

Ma il comportamento dell’ucraino, il fatto che enfatizzi la caduta, può giustificare la decisione di non fischiare il penalty? Certo che no, visto che ad alti livelli le decisioni devono basarsi, per forza di cose, su una quantità limitata di elementi a disposizione. Tra essi la dinamica deve avere un peso specifico maggiore: in questo caso è chiara, e avrebbe dovuto portare all’assegnazione della massima punizione.