Pier Silvio Berlusconi: "Da Vivendi danno gravissimo, sogno una piattaforma europea"

Il dietrofront di Vivendi per Mediaset è stato “un danno gravissimo e ancora oggi ci sfuggono completamente i motivi del loro rifiuto” a rispettare l’accordo raggiunto ad aprile che prevedeva uno scambio…

premium mediaset Telefónica

Il dietrofront di Vivendi per Mediaset è stato “un danno gravissimo e ancora oggi ci sfuggono completamente i motivi del loro rifiuto” a rispettare l’accordo raggiunto ad aprile che prevedeva uno scambio azionario del 3,5% tra i due gruppi e il passaggio del 100% di Premium sotto bandiera francese. Lo ha spiegato Pier Silvio Berlusconi, l’ad del Biscione, durante la presentazione della nuova fiction Mediaset dedicata a Papa Francesco.

“La piattaforma europea di pay-tv – ha poi sottolineato – era una nostra idea e ci stiamo lavorando comunque, se servisse anche con altri partner”. Anche con Sky?, hanno chiesto i cronisti: “Nello specifico no”, ha detto con un sorriso il figlio del fondatore, tuttavia “i primi partner sono i broadcaster in Germania, Francia e Spagna”.

Per come la vede l’ad, del resto, “la piattaforma paneuropea è l’unica strada per difendersi dalle web company”, come Netfix e Amazon. Per questo Mediaset prosegue nel suo disegno continentale: “I progetti erano nostri, i progetti sui contenuti internazionali, il progetto della piattaforma paneuropea erano nostri – ha spiegato l’ad – noi stiamo lavorando per farli e questo film di oggi (su Papa Francesco ndr) è il primissimo passo per una strada che secondo noi è perseguibile“.

“Nel calcio si spendono cifre folli”

Il nome di Berlusconi e quello delle aziende di famiglia è strettamente collegato al mondo del pallone. Per come la vede Pier Silvio,ad oggi, “nel calcio si spendono cifre folli e il campionato italiano sta perdendo appeal”. Secondo l’ad, “da un lato questi grandi investimenti stranieri portano nuove risorse al calcio italiano ed è un bene. Dall’altro, invece, fa strano”. Per come la vede il figlio del presidente del Milan, il problema “è che siamo in ritardo, tutto il mondo del calcio è cambiato troppo” ha aggiunto. L’idea di programmare l’inizio delle partite in orari comodi per i mercati asiatici “la dice lunga” su quello che diventerà il pallone nel prossimo futuro: “Di sicuro, fra televisioni, tutta la divisione internet e le telefoniche, è un mondo di follia, si spendono soldi folli. Però è il calcio”.

Sul fronte Milan Pier Silvio scaccia i dubbi legati al passaggio del club a Sino Europe: “Se tutto va come deve andare, e non vedo perché no, mi sembra che ci siano delle certezze“, ha detto. Il 13 dicembre, giorno in cui è prevista l’assemblea dei rossoneri e che era stata indicata come data ultima del closing, sarà “un giorno cruciale” per la storia rossonera.

Il figlio di Silvio Berlusconi, che non farebbe il presidente onorario del Milan made in China, ha detto di ringraziare suo padre “da tifoso perché ci ha fatto passare degli anni bellissimi” anche se “è giusto” che il club sia venduto: “Mio padre ha giustamente deciso che il suo legame con il Milan rimarrà sempre di cuore, ma sarà diverso”.