José Maria Marin, chi è il controverso brasiliano coinvolto nello scandalo Fifa

Il blitz delle forze dell’ordine svizzere che ha fatto scoppiare lo scandalo Fifa ha fatto sì che alcuni alti dirigenti della Federazione mondiale del calcio siano stati arrestati con l’accusa…

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Il blitz delle forze dell’ordine svizzere che ha fatto scoppiare lo scandalo Fifa ha fatto sì che alcuni alti dirigenti della Federazione mondiale del calcio siano stati arrestati con l’accusa di appropriazione indebita tramite tangenti su diritti televisivi e sponsorizzazioni, corruzione nell’assegnazione delle sedi dei Mondiali, frode fiscale, riciclo illegale.

Uno di questi è José Maria Marin, ex potentissimo presidente della CBF, la Confederação Brasileira do Futebol, e a capo anche dell’organizzazione della Copa do Mundo 2014. Uno chiacchierato in Brasile da tempo, tanto che durante i Mondiali la presidente Dilma Rousseff ha accuratamente evitato di farsi vedere al suo fianco. Il deputato ed ex campione del mondo Romário è un suo accusatore implacabile.
Ma a conoscerlo bene il suo profilo non si ferma a questo. E diventa davvero sinistro, perché la sua carriera politica è cresciuta all’ombra della dittatura militare brasiliana (1964-1985) che negli anni tra Sessanta e Settanta ha mostrato il suo volto più feroce. Fino al diretto coinvolgimento di Marin nell’assassinio di un giornalista.

José Maria Marin nasce a São Paulo il 6 maggio del 1932. Tra il 1949 e il 1954 cerca gloria nel calcio, è attaccante nel São Paulo, ma il tecnico Vicente Feola lo fa giocare solo due volte. Nel 1955 si laurea in Legge e inizia a lavorare come avvocato.
Entra in politica nel 1963, eletto consigliere della sua città con il PRP, partito fondato negli anni ’30 e ispirato al fascismo italiano. Nel 1964 c’è il golpe, lui entra nel partito governativo Arena. Il 13 dicembre 1968 i militari emanano l’Ato Institucional n. 5: divieto di manifestazione; azione autonoma della polizia contro chiunque; potere alla Giunta di chiudere il Congresso, revocare deputati, rimuovere funzionari, sospendere i diritti politici, decretare lo stato d’assedio; tribunali militari speciali per i crimini politici; censura su giornali, riviste, libri, pezzi teatrali e canzoni.
L’anno dopo José Maria Marin è nominato a capo del Consiglio municipale di São Paulo, e per dieci anni deputato dello Stato paulista.

Il 9 ottobre 1975, Marin pronuncia un durissimo discorso contro l’emittente TV Cultura, che accusa di trascurare l’azione del governo e di dare invece spazio ai suoi critici. E si augura che qualcuno provveda con decisione a riportare ordine e tranquillità.
Il 24 ottobre il giornalista e drammaturgo Vladimir Herzog, che dirige l’emittente, viene convocato nella sede del DOI-CODI (Destacamento de Operações de Informações-Centro de Operações de Defesa Interna).
Il giorno dopo muore sotto tortura.

Dal maggio 1982 al marzo 1983 Marin è governatore dello Stato di São Paulo, il più ricco del Brasile. Nel 1985 finisce la dittatura militare; nel tempo si accumulano denunce contro di lui come mandante della morte di Herzog e di altre persecuzioni contro oppositori. Tutte finite in nulla.
Negli anni successivi transita da un partito all’altro, con ruoli di coordinatore delle campagne elettorali.
Il colpo grosso gli era però già riuscito nel 1982, quando diviene presidente della Federazione paulista del calcio e vice del potente Ricardo Teixeira, in cima alla CBF.
Il 25 gennaio 2012 è protagonista di un episodio fra il ridicolo e il patetico. Quel giorno, allo stadio Pacaembu di São Paulo, il Corinthians under-18 si aggiudica la Copa São Paulo di categoria. Ogni calciatore vincente sfila davanti a Marin e riceve una medaglia d’oro. L’ultimo si chiama Mateus, ma l’urlo del pubblico amico lo distrae e distrae molti dei presenti… il tempo sufficiente a José Maria Marin di mettersi la medaglia d’oro in tasca e fingere il nulla. Mateus non riceve niente, come hanno fatto a sbagliare il numero delle medaglie? Ma la scena è stata ripresa da più di un cellulare e finisce su web.
L’indignazione generale non impedisce però a José Marin di soffiare la poltrona a Teixeira il 12 marzo 2012 e, come capo di una delle Federazioni più importanti del pianeta, quella brasiliana, arrivare appunto nella stanza dei bottoni della Fifa, per poi finire coinvolto nello scandalo più nero

questo articolo è stato tratto dal sito www.orizzontebrasile.it

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