Stadi inglesi, i progetti delle cosiddette piccole

Stadi inglesi – Non ci sono solo i mega progetti delle società più titolate dell’Inghilerra nell’immediato futuro del calcio inglese. Anche diverse società meno blasonate si stanno muovendo e si…

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Stadi inglesi – Non ci sono solo i mega progetti delle società più titolate dell’Inghilerra nell’immediato futuro del calcio inglese. Anche diverse società meno blasonate si stanno muovendo e si apprestano tra settembre 2015 e settembre 2016 ad inaugurare un nuovo stadio o a salutare un aumento della capienza.

Spiace doverne parlare proprio mentre in serie A arrivano Carpi e Frosinone (rispettivamente 2.991 spettatori di media quest’anno e 5.246) aprendo per la nostra massima serie alla poco rosea prospettiva di una media spettatori che il prossimo anno sarà sotto le 20 mila presenze a partita.

Ma la vera differenza – che per noi rappresenta ormai una problematica – è la programmazione soprattutto patrimoniale dei club. Anche se, come abbiamo già visto, ci accomuna all’Inghilterra la lunga gestazione dei progetti di nuove costruzioni, che pure oltre Manica non hanno tempi ristretti.

In Premier league oltre all’Emirates la massima divisione inglese ospita ben 6 stadi inaugurati negli ultimi 15 anni: l’Hull’s KC Stadium (Hull City), il King Power Stadium (Leicester), Liberty Stadium (Swansea), Britannia Stadium (Stoke), The Dell (Southampton) e il City of Manchester Stadium poi rinominato Etihad in seguito alla vendita dei naming rights dal Manchester City alla compagnia aerea di cui è proprietario lo stesso sceicco Mansour, presidente del club.

La recente retrocessione dell’Hull City dovrebbe frenare i piani di espansione dell’Hull KC Stadium inaugurato nel 2002 (25 mila posti a sedere), mentre ciò che accomuna gli altri impianti è la possibilità di espansione pensata già al momento della costruzione. Espansioni praticamente tutte in fase di valutazione.

Così ad esempio a Leicester esistono già piani per un secondo anello per un aumento da 32.500 posti fino a 45 mila posti a sedere mentre è certo che lo Stoke City – anche in seguito all’impegno dello sponsor Bet 365, casa di scommesse che ha sede proprio a Stoke-on-trent – porterà presto il suo stadio a 30 mila posti a sedere (un aumento di poco inferiore al 10%) dopo aver annunciato l’espansione nel dicembre 2013.

A Swansea, in Galles, è invece dell’aprile 2013 il piano per portare la capienza dello Liberty da 33 mila a 44 mila posti a sedere.

Ma per società che stanno navigando in acque abbastanza tranquille a metà classifica in Premier League – con importanti previsioni di introiti televisivi nel prossimo biennio – pianificare un’espansione sembra quasi naturale.

Diverso è invece se si guarda alle società di periferia.

Si prenda ad esempio l’Oldham Athletics – League One, ovvero la nostra Lega Pro – (che ebbe un passaggio in Premier a fine anni ’90) che all’inizio della prossima stagione aprirà una nuovissima tribuna dopo un investimento di 5 milioni di euro.

Sempre il 2015-2016 sarà l’anno dell’esordio nel nuovo stadio dello Scunthorpe United, altra società di League One . La società fu pionieristica già nel 1988 quando inaugurò Glantford Park: il primo stadio inglese aperto dal 1955 in poi. Ora si appresta a giocare poco distante in un impianto da 12 mila posti costato circa 18 milioni di sterline (24 milioni di euro).

E bisognerà scendere ancora più giù, fino al sesto livello (Non-league), per assistere all’inaugurazione il 29 maggio prossimo dello stadio dell’Fc United of Manchester, la società degli ex tifosi del Manchester United dissidenti appena promossa dalla Northern league (settimo livello) alla Conference North (sesto). Broadhurst Park aprirà con una amichevole contro il Benfica: 4.400 posti a sedere per un impianto del tutto nuovo da 6,3 milioni di sterline investiti (la metà grazie al supporto dei tifosi-azionisti).

Già pianificati per il 2016/17 invece gli stadi di York e del Brentford. Il primo avrà capienza di 8 mila posti, è in fase di costruzione a 8 miglia dal centro della cittadina, a Monk Cross. Ospiterà lo York Fc che gioca in League Two (più o meno la nostra C2, anche se va ricordato che in Inghilterra fino al quinto livello i campionati sono nazionali e a girone unico).

Il secondo (si veda anche l’immagine di apertura del pezzo) sarà ancora più significativo. Innanzitutto perché si tratterà del primo nuovo impianto inaugurato a Londra a cinque anni dalle Olimpiadi (ma sorgerà ad Ovest della capitale, mentre l’Olimpico destinato alle gare casalinghe del West Ham è situato nell’East End) quindi perché ospiterà una delle società più interessanti del panorama inglese, in forte ascesa e recentemente eliminata dal Middlesbrough dalle semifinali play off per accedere alla Premier league, al primo anno in Championship.

Impianto da 20 mila posti, sorgerà in Lionel Road e sarà condiviso con i London Welsh di rugby. Nel piano come spesso accade in Inghilterra (sarà così ad esempio per la ristrutturazione di Anfield da parte del Liverpool) è stata fatta rientrare anche una operazione immobiliare da 910 appartamenti.

Presumibilmente dovrebbero entrare nel nuovissimo UWE stadium da 21.700 posti anche i Bristol Rovers, ma i lavori non sono ancora iniziati e quindi l’opening per l’inizio della stagione 2016/17 rimane per ora solo un auspicio, così come notizie discordanti si hanno sull’altro impianto di Bristol, Ashton Vale, che dovrebbe ospitare i Bristol City Fc, ma che per ora è ancora incagliato nell’iter di concessione e approvazione dei lavori.

Il paragone degli impianti può sembrare impietoso, ma è decisivo e va ricordato ad esempio che i 2.991 spettatori di media a partita del Carpi corrispondono a quelli della ventunesima società di League Two in Inghilterra, il Cheltenham Town, che porta 2.864 persone alle proprie gare casalinghe. Lo stesso Frosinone non arriverebbe nemmeno alla media di 7.037 persone della League One.

E del resto l’intera serie B fa solo 6.573 persone in media a partita: meno della terza serie inglese (ma più della quarta serie che si ferma a 4.700 persone) e meno di un terzo rispetto alla sua omologa d’Oltremanica, la Championship, che si attesta a 17.870 persone a partita.

Dati che solo in parte sono addebitabili alla mancanza di un impianto dalle caratteristiche architettoniche adeguate, ma che in gran parte sono ascrivibili alla totale assenza di una cultura di servizio al tifoso-cliente nel nostro calcio (a prescindere da chi ha la proprietà dell’impianto, che evidentemente è del tutto ininfluente in questo senso) ed alla ancor più sconosciuta cultura della programmazione societaria attraverso la fidelizzazione della base di tifosi nel tempo