Per la città dell'Uefa All Star Game ricavi di almeno 50 milioni

Uefa All Star Game ricavi – Ogni anno, la Uefa si riunisce nella città che ospita la finale di Champions League. E qualche ora prima del fischio d’inizio della partita…

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Uefa All Star Game ricavi – Ogni anno, la Uefa si riunisce nella città che ospita la finale di Champions League. E qualche ora prima del fischio d’inizio della partita più importante dell’anno (esclusi gli anni dei Mondiali), il presidente del Governo continentale del calcio dice alla stampa quale sarà il palcoscenico dell’anno successivo. Un annuncio atteso con impazienza mista ad ansia, quasi come si attende l’assegnazione di un edizione Mondiale.

Esagerato? Non proprio. Perché chi ospita la finale del torneo più importante al mondo riservato ai club (assieme alla Copa Libertadores) è una città destinata ad incamerare grosse ricchezze. Non è un caso che ciclicamente le federazioni più importanti si muovano “politicamente” per cercare i favori della Uefa, così da ottenere almeno una volta ogni 2-3 anni la finale di Champions in una delle proprie città più importante. E non è un caso che la stessa Uefa, anche per accontentare le richieste dei governi locali del calcio europeo (e generare un giro d’affari ancora più ampio), stia progettando di giocare una sorta di All Star Game, sul modello della Nba, in una città europea. 

Secondo il Mundo Deportivo, Platini ci sta pensando. L’idea è quella di dividere l’Europa in due parti, Nord e Sud: i giocatori che giovano nei club di queste due aree verrebbero scelti dai tifosi europei e divisi in due squadre che si affronterebbero in un’amichevole-show. Ma quanto ci guadagnerebbe, in termini puramente economici, la città che ospiterebbe l’evento? Attualmente, l’unico parametro attendibile sul quale basarsi è quello del confronto con il giro d’affari riversato sulla sede che ospita la finale di Champions League. Perché, primo, si tratta di un evento giocato in Europa ma di portata mondiale. Due, perché i giocatori coinvolti proverrebbero da club europei, al pari di quelli che giocano la Champions. Tre, perché la Uefa coinvolgerebbe lo stesso bouquet di sponsor che anima le maggiori competizioni continentali.

Da quando la Uefa ha deciso di far giocare la finale di sabato, per avere più pubblico davanti alla tv (ed allargare così i ricavi da broadcasting), l’atto finale della Champions è diventata un affare. Per chi la gioca prima di tutto, certo. Ma anche per la città che la ospita. Nel 2010, anno in cui si è giocato per la prima volta di sabato, Madrid beneficiò del nuovo corso voluto da Platini. “Questa finale è destinata a lasciare il segno in termini di un massiccio impatto economico”, spiegava a prima della finale Simon Chadwick, esperto di business dello sport dell’Università di Coventry che all’epoca ricevette da Mastercard (main sponsor della Champions) di calcolare l’impatto economico della competizione. Finale compresa: questa, da sola, nel 2010 valeva 351 milioni di euro tra ricavi per le due finaliste Inter e Bayern Monaco e ricadute sia sulla città vincitrice (17,5 milioni) che su quella ospitante. Venne calcolato che verso Madrid si mossero circa 120mila appassionati tra residenti e stranieri: tra viaggi, notti in albergo, cibo e shopping, la capitale spagnola si mise in tasca 50 milioni di euro.

Tra il 2011 e il 2014, il trend si è stabilizzato a 50 milioni

“La scelta di Londra come sede ha fatto aumentare ulteriormente l’impatto economico della partita”, spiegò Chadwick l’anno dopo, sulla finale di Wembley 2011. Il giro d’affari della finale fu in effetti maggiore: 52 milioni di euro, grazie anche alla maggiore capienza dello stadio (86mila spettatori, fu la finale con il maggior numero di spettatori dal vivo dal 1992, guardacaso giocata proprio a Wembley, ma nel vecchio impianto). Il tutto per un impatto complessivo di 369 milioni di euro, contro i 267 della finale di Mosca 2008 e i 310 di Roma 2009.

 

A Monaco di Baviera, per la finale di Champions 2012, venne rispettato il tetto dei 50 milioni di euro. Un calcolo basato anche sul taglio minimo di 20 euro per acquistare la arena Card, la prepagata per entrare all’Allianz Arena ed unico metodo di pagamento ammesso per comprare cibo e gadget: 15mila bibite, 40mila lattine di birra, 1,23 wurstel al secondo serviti prima della partita. Un trend, quello dei 50 milioni, rispettato nelle successive edizioni: a Lisbona, ultima sede prima di Berlino 2015, gli incassi sono stati di 46,3 milioni di euro, grazie a 90mila visitatori e 400mila pasti serviti, secondo lo studio della “Escuela de Marketing y Negocios de Portugal”.

E Milano? Nel 2016 si giocherà al Meazza e potrebbe esserci l’onda lunga dell’evento mondiale che sta per cominciare nel capoluogo lombardo: “L’impatto economico che la finale di Champions League avrà sul territorio sarà una straordinaria opportunità per Milano, in grado di prolungare i benefici attesi per Expo 2015”. Parola di Carlo Tavecchio.