Perché la Serie A progetta di giocare una giornata all'estero

Serie A estero – Basta un tweet per aprire nuove discussione. L’ultimo è quello targato Aurelio De Laurentiis e ripreso dall’account ufficiale del Napoli: “in Lega stiamo decidendo di giocare…

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Serie A estero – Basta un tweet per aprire nuove discussione. L’ultimo è quello targato Aurelio De Laurentiis e ripreso dall’account ufficiale del Napoli: “in Lega stiamo decidendo di giocare la 1° giornata di campionato del prossimo anno in 10 città diverse nel mondo“. Un cinguettio che riassume le dichiarazioni rilasciate dal numero uno del club azzurro a Radio Kiss Kiss: “Stiamo verificando la fattibilità del progetto, Sky permettendo. L’idea non è mia e si era partiti da Londra ma poi l’appetito vien mangiando e stiamo pensando a New York, Londra, Parigi, Giacarta, Pechino, Shanghai“.

Non è la prima volta che De Laurentiis pensa in grande. Sebbene abbia chiarito non sia una sua idea, il fatto di voler guardare all’estero non è una novità. Già due anni fa aveva appoggiato la proposta di una superlega a livello continentale: “Dovrà diventare realtà, la supelega europea, per poter sanare i bilanci delle società europee che sono all’85% in rosso. Di idee per aumentare il fatturato e i ricavi ne abbiamo avute molte già applicate visto che il fatturato dello stadio è pari solo al 9%”.

Ripiegare sull’estero per aumentare i ricavi da broadcasting

Già, i ricavi da stadio. Dal 2013 ad oggi, complice la Champions dello scorso anno, il Napoli ha aumentato gli introiti del matchday dal 9 al 13%, portandoli a 20 milioni di euro. Giusto per rendersi conto, il Real Madrid dal botteghino di milioni di euro ne incassa 113,8. E con la questione del San Paolo (e dello sponsor tecnico, come spiegato da Calcio&Finanza) ancora irrisolta, il club punta ancora sul comparto tv per fare più soldi. Un problema che in realtà coinvolge tutti i grandi club italiani che ancora compaiono nella Football Money League di Deloitte. L’unica in crescita è la Juventus, che guarda caso è quella che si è dotata per tempo di uno stadio di proprietà, passando in poche stagione da 11 a 31 milioni di ricavi dal matchday. Anche se tale cifra è ancora il 15% della “torta”. Il Milan incassa 24 milioni (10% dei ricavi totali), l’Inter 18 (11%).

Discorso diverso, come sappiamo, per i diritti tv, che anche per il 2014 hanno rappresentato la maggiore fetta dei ricavi: 55% per la Juve (153 milioni), 49% per il Milan (122 milioni), 52% per l’Inter (84 milioni) e 65% per il Napoli (107 milioni). A questi numeri, vanno però affiancati quelli delle audience dei 5 grandi campionati europei nel mondo. Secondo i dati della Lega di Serie A, la Premier League è prima, con una audience cumulata di 3,1 milioni di persone negli eventi live, seguita dalla Liga spagnola con 2,5 milioni di spettatori. L’Italia è staccata al terzo posto, con 1,8 milioni. E la Bundesliga ci tallona con 1,6 milioni di spettatori.

Serie A estero audience

Dunque, con l’idea di giocare all’estero, l’Italia punta sull’unico comparto in cui riesce a generare introiti, puntando sui mercati stranieri per aumentare la propria visibilità. E con MP&Silva, advisor dei diritti tv all’estero per la Lega Calcio, pronta a dare una mano. Nel prossimo triennio, MP assicurerà 186 milioni di euro ai club italiani, 69 in più all’anno rispetto all’accordo precedente. E con un turno tutto giocato all’estero, il piatto può farsi più ricco, a discapito degli stadi. Ai quali comunque bisognerebbe pagare una sorta di affitto, visto che a Londra, una delle mete indicate da De Laurentiis, gli impianti sono di proprietà.

La differenza con il progetto dei matches abroad della Premier

Ma la spesa deve valere la resa, che verrebbe ripagata dall’esposizione mediatica. E non è la prima volta che l’Italia punta all’estero. Lo ha fatto più di una volta con la finale di Supercoppa Italiana tra Usa, Libia, Cina e l’ultima a Dubai. Ora è il turno del campionato, sulla scia di quanto stanno progettando in Premier League. Un’idea, quella inglese, nata nel 2008 e rilanciata in questa stagione per la prossima. A differenza dell’Italia, però, la Premier può permettersi di giocare negli Usa (almeno, questo è il progetto) l’ultima giornata di campionato anziché la prima. Ovvero, un turno in cui molti verdetti possono essere già stati decisi: il massimo campionato inglese è già sovraesposto fuori confine, con 1 miliardo di incassi dalla vendita dei propri diritti tv all’estero. Per loro sarebbe quindi un mero esperimento, per noi una questione quasi vitale.