Montezemolo, Malagò, Roma 2024 e il disastro di Italia '90

La nomina di Luca Cordero di Montezemolo come prossimo presidente del Comitato Promotore di Roma 2024 si dava negli ambienti romani come certa da giorni. E l’incontro di ieri di…

Bilancio Torino calcio 2016

La nomina di Luca Cordero di Montezemolo come prossimo presidente del Comitato Promotore di Roma 2024 si dava negli ambienti romani come certa da giorni. E l’incontro di ieri di ieri con il presidente del Coni, Giovanni Malagò nella sede del Foro Italico, non ha fatto che confermare i rumors ufficializzati oggi.

Malagò e Montezemolo sono infatti uniti da una solidissima e lunghissima amicizia nata sotto l’importante tutela benevola di quello che un tempo era l’uomo più potente d’Italia, ovvero l‘Avvocato Agnelli

Intimi amici di Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli, la sorella dell’Avvocato, Montezemolo e Malagò hanno da subito avuto contatti diretti con il boss della Fiat . Tanto che in un recente articolo l’Huffington Post ha rivelato come Malagò, figlio di Vincenzo, per anni numero uno dei concessionari di auto in Italia, la loro Samocar tratta Ferrari e Bmw, ricevesse sin da ragazzo telefonate da Gianni Agnelli. Che fossero le sette, le sei o anche prima, Malagò si faceva trovare sempre pronto con le ultime notizie da Roma, un po’ di politica di riporto, circoli, salotti, belle donne. Perché l’Avvocato ti inseriva, ma era esigente e la sua curiosità illimitata 

Nel corso degli anni i due hanno avuto carriere imprenditoriali separate. Malagò affiancando il padre nella vendita di auto ma soprattutto come dirigente sportivo nell’ambito del Circolo canottieri Aniene di Roma, dell’organizzazione degli Internazionali di tennis al Foro Italico e dei Mondiali di Nuoto 2009, prima di diventare il presidente del Coni nel 2013

Montezemolo invece ha legato il suo nome soprattutto in campo automobilistico e alla Formula 1. Dirigente Ferrari sin dagli anni ’70, quelli di Niki Lauda, Montezemolo ha avuto un ruolo cruciale nella rinascita della scuderia quando è tornato al Cavallino negli anni’ 90. Sotto la sua guida la Rossa non solo è tornata a vincere il Mondiale di Formula 1 ma soprattutto negli ultimi anni ha registrato risultati finanziari record. Non solo, ma nel 2003 quando nel giro di qualche mese morirono Gianni e Umberto Agnelli il ruolo di Montezemolo, che divenne il presidente di Fiat, fu cruciale nel salvare la società torinese di fronte ai mercati internazionali.

La crescita di John Elkann in Fiat e i dissidi con Sergio Marchionne hanno estromesso Montezemolo dal ruolo di presidente di Ferrari nel settembre 2014 a fronte di una liquidazione di 27 milioni. Nonostante ciò il manager non è rimasto senza lavoro. Fondatore e socio di Ntv, la compagnia ferroviaria del treno Italo, e , dall’ottobre 2012, vicepresidente di Unicredit, Montezemolo è ora anche il presidente della nuova Alitalia e ora presidente del Comitato Promotore di Roma 2024.

Con questa nomina insomma la candidatura italiana alle Olimpiadi 2024  si assicura un manager molto stimato all’estero e con fortissimi legami con il mondo arabo. Non a caso quando Ferrari ebbe bisogno di capitali il fondo sovrano di Abu Dhabi Mubadala non esitò ad acquistare il 10% della scuderia per poi rivenderla alla Fiat negli anni successivi quando le necessità di cassa della casa torinese non richiedevano più l’investimento straniero. Non solo ma la nomina di Montezemolo come presidente di Alitalia è arrivata dopo che Ethiad, la compagnia area di Abu Dhabi, è entrata nel capitale della compagnia italiana.

Insomma non fa una una grinza questa nomina? Sino a un certo punto. I tifosi juventini non dimenticano che quando Montezemolo assunse la carica di vice presidente esecutivo della Vecchia Signora, il club bianconero non andò incontrò alle migliori annate nella sua storia (chi lo conosce tra l’altro lo definisce un tifoso del Bologna e un simpatizzante della Lazio in virtù degli anni di gioventù a Roma). Soprattutto però quando ebbe l’incarico di organizzare una importante manifestazione internazionale le cose non andarono benissimo

Il disastro di Italia ’90

Nella sua carriera infatti Montezemolo fu infatti nominato direttore generale del comitato organizzatore dei Mondiali di calcio di Italia ’90. Un Mondiale che certo non brillò per la sua organizzazione. Solo a San Siro, dove giocò in pianta stabile la Germania Ovest, i cui tifosi, vista anche la relativa vicinanza, riempivano lo stadio milanese quasi sempre, e all’Olimpico di Roma dove era di scena l’Italia, si registrarono pienoni nelle fasi iniziali del torneo, che colpì il mondo a causa degli spalti desolatamente vuoti in numerose partite della kermesse.

Soprattutto però come hanno ricordato vari organi di stampa si risolse in un flop finanziario storico

Negli anni scorsi, infatti, il Giornale.it ha ricordato come nel bilancio di previsione 2011 di Palazzo Chigi rientravano ancora fondi stanziati per pagare i mutui dei Mondiali organizzati  nel 1990.

In particolare, c’era un capitolo sui mutui accesi con la legge 65 del 1987, quella che diede il via alla costruzione degli stadi per Italia ’90: 55 milioni di euro. L’anno prima erano 60 quelli messi in bilancio.

 

In totale, per gli stadi lo Stato spese 1.248 miliardi di lire, molto di più, ovviamente , di quanto preventivato all’inizio: l’incremento dei costi rispetto al preventivo è stato calcolato nell‘84%.

L’esempio più notevole dello spreco di denaro pubblico legato ai Mondiali di calcio del 1990 è lo Stadio Delle Alpi di Torino: 69.041 posti a sedere, tre anelli e una pista di atletica. Vi si giocarono solo cinque partite dei Mondiali, compresa la semifinale Germania-Inghilterra.

Nel 2008 partì la demolizione dell’impianto e su quel terreno oggi vi è il nuovo stadio di proprietà della Juventus (41mila posti, senza pista di atletica). Si calcola che per il Delle Alpi si spesero circa 226 miliardi di lire, tra impianto e opere connesse.

Lo spreco di denaro pubblico però non ha riguardato solo gli stadi ma anche l’enorme albergo a Ponte Lambro, Milano, iniziato e mai terminato oppure la stazione ferroviaria romana di Farneto utilizzata solo quattro giorni nonostante i 15 miliardi di lire spesi.  Opere ormai incompiute.