Nella giornata di ieri, John Elkann, presidente e membro del nuovo comitato speciale di Stellantis, ha visitato la storica fabbrica Maserati di Modena rivolgendosi direttamente agli operai a cui ha confessato il momento difficile del gruppo, che però saranno superati restando uniti.
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, fra gennaio e settembre 2024 il polo modenese ha sfornato 22o automobili con il Tridente, un quarto rispetto a un 2023 già deludente; Maserati, in totale, ha venduto circa 8.600 vetture nel mondo.
Sono però tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis a soffrire, tanto che nel 2024 non si arriverà a 500mila veicoli assemblati in Italia. Se questi livelli produttivi saranno mantenuti, secondo le stime di AlixPartners, i posti a rischio nel settore auto in Italia saranno almeno 50mila. Non a caso, il governo ha fissato a un milione il numero di veicoli che dovrebbero uscire dai sei stabilimenti Stellantis entro il 2030. Ma nonostante ciò, la futura guida del gruppo non dovrebbe tuttavia correggere troppo la linea industriale di.
«Fra Tavares e il board ci sono state divergenze negli ultimi 3-6 mesi sulle priorità e sulle azioni da intraprendere» nel breve termine — ha spiegato il direttore finanziario di Stellantis, Doug Ostermann —. Non c’erano invece disaccordi sulla strategia a lungo periodo». E la strategia, almeno per i soci, è stata molto redditizia.
Il manager ha mantenuto la produzione degli stabilimenti al minimo, sfruttando ogni picco di domanda di auto per alzare i prezzi. Il piano ha scontentato governi e dipendenti, ma in quattro anni il gruppo ha distribuito agli azionisti circa 23 miliardi di euro, fra dividendi e riacquisti di azioni proprie. La famiglia Agnelli-Elkann, primo socio di Stellantis con il 14,9% tramite la cassaforte Exor, ha incassato cedole per quasi 3 miliardi.
Numeri che stridono con il calo dei dipendenti in Italia, passati da poco meno di 53mila alla nascita di Stellantis, nel gennaio 2021, ai quasi di 40mila stimabili a fine anno: per un taglio di un quarto. Nel 2024 saranno circa 3.000 gli esodi incentivati, che si vanno a sommare ai 1.500 dell’anno scorso e ai 3.000 nel 2022.
I lavoratori in uscita hanno potuto contare su somme variabili dai 30 ai 130mila euro (a seconda di ruolo e anzianità di servizio). Stimando una buonuscita media da 70mila euro a lavoratore, si può valutare in circa 500 milioni di euro quanto stanziato negli ultimi tre anni per ridurre i dipendenti in Italia.
Ampio nello stesso tempo il ricorso alla cassa integrazione. Dal 2014 al 2020 l’allora FCA ha ricevuto dallo Stato Italiano 183 milioni di euro. Dal 2021 al maggio 2024 la spesa statale per la cassa integrazione di Stellantis è salita a 703 milioni. Nel 2025 questa scadrà per circa 12mila dipendenti e per altrettanti nell’indotto: senza proroga l’unica prospettiva è la perdita del lavoro.
Un ricorso alla cassa integrazione resosi necessario, secondo quanto riportato da Stellantis, per una produttività negli stabilimenti italiani più bassa del 38% rispetto a quelli spagnoli. Negli ultimi tre anni, Stellantis ha poi speso in ricerca e sviluppo in totale 19 miliardi, in media il 3,8% dei suoi ricavi annui. Per fare un confronto con altre case automobilistiche, nel solo 2023 Volkswagen, principale concorrente in Europa, ha puntato 21,8 miliardi sull’innovazione, l’8,1% del suo fatturato.
Ora gli occhi e le orecchie sono puntati al prossimo tavolo di confronto fra Governo e Stellantis al Ministero delle Imprese e del Made in Italy fissato per il 17 dicembre. Intanto, Il ministro Adolfo Urso ha annunciato che, dopo il taglio di 4,6 miliardi al fondo per l’auto previsto nella manovra, i circa 200 milioni rimasti per il 2025 saranno integrati fino ad arrivare a 750 milioni, tutti destinati a sostenere gli investimenti delle imprese, nulla invece per incentivi all’acquisto. Ma prima, il 12 dicembre, ci sarà un incontro a Torino fra i sindacati metalmeccanici e il responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, uno fra i possibili sostituti di Tavares.
Infine, il nome del prossimo amministratore delegato resta però un mistero, dal momento che l’ipotesi di Luca Maestri, direttore finanziario di Apple, non ha trovato conferme.