Il CdA di Banco Bpm ha bocciato l’offerta pubblica di scambio di Unicredit, giudicandola all’unanimità inadeguata a riflettere il valore della banca ed esprimendo forte preoccupazione per le «prevedibili ricadute» occupazionali e per gli effetti negativi che avrà sulla «flessibilità strategica» dell’istituto, ingessato dalla “passivity rule” in una fase di forte crescita.
In attesa della valutazione formale – che potrà arrivare solo tra qualche mese dopo la pubblicazione del documento di offerta – al consiglio basta una mattinata di esame del comunicato ex art. 102 del Tuf con cui l’Ops è stata annunciata per affossare una proposta che «non è stata in alcun modo preventivamente concordata» o più semplicemente è ostile, per usare le parole del consigliere Mauro Paoloni.
In particolare, il CdA ha specificato che:
- Le condizioni previste dall’Offerta (con premio implicito dello 0.5% sui prezzi di venerdì) sono “inusuali per operazioni di questa tipologia” e che non riflettono adeguatamente la redditività e il potenziale di creazione di valore per gli azionisti;
- Le attese sinergie di costo, oltre a destare tematiche sulle ricadute occupazionali, non sono riflesse nelle condizioni dell’offerta;
- La fusione tra UCG e BAMI comporterebbe una minore concorrenza sul mercato bancario;
- Una business combination comporterebbe una diluizione dall’esposizione geografica favorevole a cui è esposta BAMI ed esporrebbe gli stakeholders della target all’incertezza relativa all’esito delle iniziative di crescita di UCG in Germania;
- L’offerta di UCG condizionerà la flessibilità strategica di BAMI a causa della passivity rule.
Secondo gli analisti di Equita, la percezione è che «l’offerta presentata da UCG rappresenti ad oggi solo un primo step nelle interlocuzioni con gli stakeholder di BAMI». Gli analisti ribadiscono inoltre «la forte valenza industriale di un’operazione che andrebbe a creare un operatore più competitivo e meglio posizionato nel mercato Italiano, con elevato spazio per generazione di sinergie e per fare leva sulle fabbriche prodotto».