«Che industria è il calcio? Il calcio è una grande passione per tutti noi. Sicuramente quello che vedo è che il calcio in questi ultimi 50 anni ha avuto il paradosso in Italia come all’estero pur essendo cresciuti moltissimo i ricavi i costi crescevano molto di più. Il calcio di oggi è diventata una attività insostenibile da un punto di vista economico. I costi superano i ricavi ovunque, in Italia e all’estero».
Ha esordito così il patron del Torino e numero uno di RCS Urbano Cairo, intervenuto nel corso della sesta edizione dello Sport Industry Talk organizzato da RCS Academy a Roma. «L’obiettivo è sempre aumentare i ricavi, ma anche quello di focalizzarsi su come contenere o come evitare che i costi continuino a crescere in maniera più veloce dei ricavi. L’Inghilterra pur fatturando 8 miliardi perde 800 milioni evidentemente è un problema non solo italiano ma generale. Quando arrivi ad alti livelli devi capire come gestire le società per rendere l’attività sostenibile, altrimenti diventa sempre che interviene un mecenate ma non è una cosa sostenibile da parte di tutti».
Sulle questioni politiche, «il calcio paga uno scotto, il fatto che i governi anche precedenti tendenzialmente fanno fatica a dare una mano al calcio perché c’è la paura di essere criticati dall’opinione pubblica. In realtà il calcio italiano è una attività che intanto dà contribuzioni fiscali molto importanti allo Stato, occupa un numero di persone elevato e poi ci sono momenti in cui il calcio fa bene all’umore del Paese come per gli Europei 2021 quando si disse che sarebbe cresciuto anche il Pil. Il calcio dovrebbe essere un pochino aiutato, ci sono molti modi in cui si può aiutare il calcio. Si è parlato molto del tax credit per il cinema, che ha avuto molti aiuti dallo Stato per oltre 800 milioni: perché non fare una cosa simile per gli investimenti nei vivai ad esempio? Oppure il tema degli stadi. Se uno pensa quanto lo Stato ha speso nell’ecobonus, 140 miliardi di euro: con il 2% di questo importo quanti stadi si potevano mettere a posto».
Sul fatto se sia maggiore il livello di allarme o l’ottimismo, Cairo spiega: «Io sono ottimista di natura. Poi c’è un fatto, i numeri non vanno mai trascurati: il calcio in Italia oggi è un calcio il patrimonio netto era di 350 milioni, l’indebitamento era oltre 5 miliardi di cui 2 miliardi di debiti finanziari. I costi sono esplosi in maniera così importante che mette a rischio tutto il movimento, che dà un contributo molto importante a tutto lo sport».
In chiusura, un pensiero sul Torino e sulle voci che vedrebbero il club granata vicino a un passaggio di proprietà: «Ho preso il Torino 19 anni fa perché allora mi chiamò il sindaco di Torino Chiamparino, era preoccupato per come si sarebbe evoluta la situazione del Torino che stava fallendo. Risposi alla chiamata anche perché avevo una mamma tifosissima del Torino che mi spinse, perse la testa e mi diede la spinta, perché io ero conscio dei problemi che potevano esserci. Abbiamo fatto subito benissimo, poi alti e bassi, negli ultimi 13 anni siamo stabilmente in Serie A ma è evidente che si possa far meglio».
«Da quando l’Atalanta fa questi risultati, tutti pensano perché non si può fare meglio. L’Atalanta ha l’x factor, che è Gasperini che stavo per prendere nel 2015, lo chiamai ma aveva ancora il contratto col Genoa e non lo lasciavano venire. Io sono al Toro da 19 anni, non voglio rimanere a vita, ci sta che a un certo punto si passi la mano. Ma per come ho trovato il Torino quando sono arrivato ma vorrei lasciarlo a qualcuno che è più ricco di me, che ha quei milioni l’anno che non ho da mettere nel club. Quando arriva uno che è più ricco e più bravo io mi faccio da parte. Io mica voglio rimanere a tutti i costi al Toro, i ventenni finiscono», ha spiegato.
Infine, una battuta sulle proprietà straniere: «Non dobbiamo generalizzare. Il fondo Elliott ha fatto sicuramente bene, anche Commisso a Firenze sta facendo un buon lavoro. Non è facile, non basta avere molti soldi per fare risultati. Il calcio italiano ha attratto molto le proprietà straniere perché i prezzi sono molto competitivi rispetto alle squadre straniere. Venire in Italia conviene perché il prezzo delle società italiane è ancora molto accessibile».