Piracy Shield sotto la lente della Camera tra costi e IP bloccati

Tutti i numeri in dettaglio sono state presentate dall’Agcom alla Commissione Cultura della Camera dei deputati.

Giro affari streaming illegale
(Foto: Paolo Bruno/Getty Images)

Dal 1° febbraio la piattaforma Piracy Shield, lo strumento messo in campo per combattere il fenomeno della pirateria, è operativa e, ad oggi, ha consentito la disabilitazione di oltre 26.000 FQDN (fully qualified domain name) e di oltre 7.000 IPv4.

In questo lasso di tempo sono pervenuti solo due reclami avverso i blocchi realizzati tramite piattaforma Piracy Shield. A riportarlo è il documento di sintesi della Commissione Cultura della Camera dei deputati del 12 novembre relativo alla “Audizione del Presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, sulla situazione attuale e sulle prospettive dell’editoria periodica e quotidiana“.

«Con riferimento ai pochi “errori” riportati dalla stampa – si legge nel documento – si rileva che i segnalatori hanno usufruito della possibilità di rimozione del blocco in tempi strettissimi, ponendo quindi rimedio ai blocchi che hanno coinvolto per alcune ore risorse afferenti a soggetti terzi, quali ad esempio Cloudflare».

Uno di questi due errori è riferito al blocco, temporaneo, di alcuni domini riferiti al servizio Google Drive. «Si rileva che i segnalatori hanno usufruito della possibilità di rimozione del blocco in tempi strettissimi – si legge –, ponendo quindi rimedio ai blocchi che hanno coinvolto per alcune ore risorse afferenti a soggetti terzi, quali ad esempio Cloudflare. Da ultimo, in relazione alla segnalazione di blocco riferita per errore a Google Drive, si rappresenta che la risorsa è stata riabilitata dal segnalatore nella stessa giornata del 19 ottobre u.s.».

In merito «il Consiglio dell’Autorità, nella riunione dello scorso 23 ottobre, ha poi deciso di diffidare DAZN, in qualità di segnalatore accreditato sulla piattaforma Piracy Shield, ad assicurare la massima diligenza e il massimo rigore nella presentazione delle istanze di blocco e nella raccolta delle relative prove».

«L’Autorità, tenuto conto delle novità introdotte dal decreto Omnibus, che ha chiarito il novero dei soggetti tenuti all’iscrizione alla piattaforma, ha inoltre rivolto un richiamo a tutte le categorie di soggetti coinvolti dalla legge antipirateria perché provvedano, in ossequio al dettato legislativo, ad accreditarsi alla piattaforma Piracy Shield. Si tratta dei gestori di motori di ricerca e dei fornitori di servizi della società dell’informazione coinvolti a qualsiasi titolo nell’accessibilità del sito web o dei servizi illegali, compresi i fornitori di servizi di VPN e di DNS pubblicamente disponibili, ovunque residenti e ovunque localizzati che, una volta accreditati, oltre ad ottemperare alle disposizioni di legge, potranno inserire nella whitelist i siti afferenti alle proprie risorse, limitando dunque ulteriormente il margine di errore nelle segnalazioni».

Infine, la Commissione ha ricevuto dall’Agcom, la notifica dell’aumento dei costi per la gestione della piattaforma Piracy Shield. Secondo lo schema presentato dall’Autorità si passerà da un totale di 1,97 milioni a un importo superiore ai 2 milioni. Di seguito, la tabella riassuntiva con i relativi aumenti:Come si può notare aumentano tutte le voci: dai costi per Piracy Shield a quelli dell’infrastrutture cloud, che registrano un aumento complessivo di circa 100mila euro.