Sono accusati di avere rapinato il giocatore del Napoli David Neres, sottraendogli un orologio da 100mila euro lo scorso primo settembre le tre persone arrestate i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli che, con la Procura, contestano il reato di rapina pluriaggravata in concorso.
Il calciatore era a bordo di un minivan: stava rientrando dopo l’incontro di calcio allo stadio Maradona contro il Parma ed era bloccato nel traffico cittadino quando i tre –Gianluca Cuomo, 30 anni; Giuseppe Vitale, 24 anni e Giuseppe Vecchione 34 anni, tutti del rione Lauro di Fuorigrotta – sono entrati in azione.
Dopo avere infranto il finestrino posteriore si sono fatti consegnare l’orologio sotto la minaccia di un’arma da fuoco. Determinanti sono stati per gli investigatori i video registrati dai sistemi di video sorveglianza e anche le intercettazioni autorizzate nell’ambito di una diversa indagine anticamorra che riguarda il clan Iadonisi.
Il progetto di rapinare il costosissimo Patek Philippe al calciatore nasce addirittura dalla firma del contratto: emerge anche questo dalle indagini dei carabinieri. I tre hanno notato e riconosciuto il prezioso orologio acquistato dal brasiliano a giugno, proprio dalle immagini della firma del contratto del 21 agosto scorso. Sul web ci sono foto e video dell’evento che i tre hanno visualizzato per documentarsi.
Parlano mentre sono in una Panda in uso a uno dei tre sulla quale i militari dell’arma avevano piazzato una cimice. Già discutono del servizio di appostamento al veicolo che avrebbe accompagnato il calciatore allo stadio. Non solo. I tre sono anche conoscenza, sempre attraverso l’analisi delle immagini che si trovano su Internet, che anche alla moglie del calciatore piacciono gli orologi di lusso.
Ma è fondamentale sapere se Neres nell’occasione dell’incontro di calcio effettivamente indosserà il Patek Philippe e c’è agli atti una intercettazione che fa presupporre l’eventualità che uno dei tre, precisamente Giuseppe Vecchione possa essere anche l’autore di un’altra rapina, piuttosto datata, quella messa a segno anni fa contro un altro giocatore del Napoli, il colombiano Camillo Zuniga: «Perché come ho fatto con Zuniga io già nella partita già sapevo quello che teneva».
I tre vengono intercettati anche quando parlano delle notizie di stampa che fanno riferimento a una possibile loro identificazione grazie anche una testimone oculare. Questi fatti risalgono al 3 settembre scorso: il padre di uno dei “rapina-rolex” arrestati viene a conoscenza della circostanza e si mette subito in contatto con un avvocato e poi con il figlio, chiaramente preoccupato dall’informazione acquisita dai media: «Una signora vi ha visto… siete usciti sul giornale», gli ha detto.