Esonerare gli allenatori serve? Cambiare la guida in panchina porta a risultati migliori? È questa la domanda che in molti si fanno, quando una società sceglie di cambiare allenatore a stagione in corso. E i numeri degli ultimi sette campionati di Serie A dicono che nella maggior parte dei casi il nuovo allenatore porta risultati migliori rispetto al predecessore.
Nel dettaglio, sono stati 64 i cambi in panchina dall’inizio della stagione 2018/19 ad oggi avvenuti durante il campionato: in 48 casi (75%) chi è subentrato ha fatto meglio del tecnico esonerato a livello di media punti a partita, con una sola occasione in cui il rendimento è stato identico (D’Anna e Ventura nel Chievo 2018/19, entrambi con media punti 0,25).
Il miglior tecnico subentrato in queste stagioni è stato Igor Tudor nel campionato 2021/22, migliorando di 1,51 la media punti a partita del Verona rispetto a Eusebio Di Francesco (da 0 a 1,51). Al contrario, chi ha fatto peggio è Juric subentrato a Ballardini alla guida del Genoa nel 2018/19, con una differenza di media punti pari a 1,29 a partita.
Nella stagione in corso, aspettando gli effetti degli ultimi due esoneri di Juric e Gotti, finora l’impatto dell’unico cambio in panchina è stato positivo, considerando che lo stesso Juric alla guida della Roma ha avuto una media punti pari a 1,25 a partita rispetto allo 0,75 di De Rossi al momento della stgione.
Complessivamente, quindi, quanto impatta l’esonero sui risultati? Nelle ultime sette stagioni, la media a partita è passata da 0,90 per gli allenatori esonerati a 1,12 per quelli subentrati, con un differenziale di 0,21 punti a partita.
Un dato che, se letto singolarmente, potrebbe sembrare una differenza risibile. Proiettata sulle 38 partite di campionato, tuttavia, la media punti degli allenatori esonerati è di 34 punti in una stagione, contro i 43 punti della proiezione sull’intero campionato per i tecnici subentrati: la differenza, in sostanza, che spesso passa tra la retrocessione e la salvezza.