Fischi da parte dei cittadini nei confronti del sindaco di Milano Giuseppe Sala, durante il consiglio comunale. Il sindaco è finito nel mirino dei presenti, portati poi fuori dall’aula da parte dei vigili, dopo un lungo discorso sul tema San Siro in apertura del consiglio comunale,.
“Il futuro dello stadio di San Siro è purtroppo diventato in questi anni un tema estremamente divisivo, che ha comportato lo scontro tra blocchi contrapposti con una discreta dose di opportunismo politico da parte di alcuni. Sono sempre stato cosciente che nel mio ruolo di sindaco avrei dovuto portare questa croce, essendo noi nella posizione più scomoda possibile perché è una problematica che nessuno di noi si è andato a cercare, perché è un tema in cui governano motivi più emozionali che razionali, perché gli interlocutori sono affidabili ma hanno un legame relativo con la città”, ha esordito Sala.
Al punto in cui siamo, io penso e spero che i cittadini milanesi non siano interessati ad assistere a scontri tra fazioni ideologiche, ma che vogliano una soluzione pragmatica dalla politica milanese che garantisca che Inter e Milan restino a giocare nell’area di San Siro. Perché lì c’è la storia del calcio milanese, perché lì sono abituati a recarsi. Credo che i milanesi vogliano questo e i milanesi ci giudicheranno su questo. Garantire che le squadre rimangano nell’area di San Siro significa non avere preclusioni per partito preso, ma concentrarsi su come ottenere il miglior risultato possibile stante la realtà fattuale delle cose. Non avendo affrontato a cuor leggero questa situazione, tutte le mie riflessioni partono dalla realtà fattuale. A mio parere la realtà fattuale delle cose è che Inter e Milan sono interessate ora ad acquistare lo stadio e l’area circostante per costruire un nuovo stadio con un distretto commerciale e sportivo che lo circondi e che renda econommicamente sostenibile il progetto globale. Questa è la realtà fattuale delle cose.
“Questa è l’opzione più gradita per noi? Conta relativamente, essendo evidenti gli sforzi che abbiamo fatto dall’inizio per convincere i due club a ristrutturare l’attuale stadio. Ma se far politica vuol dire rilanciare all’infinito le proprie idee senza curarsi della loro realizzabilità, personalmente questo non è lo stile che ho voluto adottare in questo ruolo. Compito nostro ora è garantire che l’operazione che si sta prefigurando sia improntata al perseguimento dell’interesse pubblico che deve fare i conti con la sostenibilità economica di chi è proprietario delle due squadre milanesi”.
Questo è quello che abbiamo cercato di fare in questi anni. Per dimostrarlo provo a ripercorrere questa vicenda. Dobbiamo tenere conto che in questi anni sono cambiate le proprietà di entrambe le squadre, sono cambiate le normative sugli stadi, sono cambiati i governi, c’è stato il Covid e ci sono state le guerre che hanno portato ad una esplosione dei costi. Tutto è cominciato il 10 luglio 2019, quando Inter e Milan ci hanno presentato la proposta di un nuovo stadio e di un centro polifunzionale con uffici, hotel, centro commerciale che si sviluppava con un indice di 0.63. Abbiamo risposto dal lato amministrativo con una conferenza dei servizi che ha dato il via al procedimento e dal lato politico con un ordine del giorno del consiglio comunale che è stato poi recepito dalla giunta con una delibera fissando i primi paletti: aumento della superficie verde, riduzione dell’indice di edificabilità, investimenti sul quartiere e infrastrutture di interesse pubblico. A quel punto si suseguono una serie di interlocuzioni formali, che portano a prima riduzione dell’indice di edificiabilità a 0.51 e poi a seguito di nostre pressioni una seconda riduzione che fissa a 0.35 come limite fissato dal PGT. Abbiamo perso un sacco di tempo? Magari qualcun altro avrebbe accettato lo 0.63, il tempo non è stato perso ma è servito per portare richiesta in linea col PGT, dimezzando i volumi su un’area così delicata come quella di San Siro. Per meglio apprezzare questo processo di riduzione, è utile ricordare che la normativa nazionale sugli stadi avrebbe consentito ai club di derogare al PGT in modo massiccio.
Il 20 settembre 2022 la giunta comunale recepisce le modifiche al progetto di fattibilità presentate dalle due squadre e indice il dibattito pubblico, che si conclude due mesi dopo. Al termine del cui il consiglio approva un ordine del giorno recepito poi dalla giunta, fissando i criteri per l’interlocuzione con i club: aumento dell’investimento sul quartiere, incremento del verde al 50%, neutralità carbonica, aumento della capienza dello stadio e soluzioni di maggior mitigazione degli impatti sonori, viabilistici e sulle distanze. Come spero emerga da questa ricostruzione, il nostro impegno è sempre stato quello di difendere l’interesse pubblico e seguire le indicazioni espresse da questo consiglio e condivise dalla giunta.
Torno sul tema della ristrutturazione dello stadio. Il consiglio ha invitato ad insistere su questa via, ma purtroppo, come tutti hanno visto, non ha trovato un concreto interesse da parte dei club. Vorrei essere chiaro: la questione dello stadio è complessa anche e soprattutto perché le squadre sono operatori particolari, che agiscono in regime di monopolio. Se le squadre non vogliono ristrutturare, noi non possiamo obbligarle a farlo. Possiamo provarci, ma non è detto che ci si riesca. Il fatto che noi non possiamo obbligarle a farre qualcosa di cui non sono convinte si è ben compresa l’anno scorso quando la sovrintendenza si è espressa del favore di un vincolo culturale su alcuni elementi della struttura. Ricordo a tutti come hanno reagito le squadre, con l’intenzione di andarsene e aprendo procedimenti in altre aree come San Donato e Rozzano. È obiettivamente critico pensare a San Siro senza le due squadre: inoltre da un punto di vista urbanistico e ambientale è molto più sensato mantenere lo stadio su un’area già urbanizzata piuttosto che costruire due stadi nuovi su aree tendenzialmente verdi e da infrastrutturare. A meno che qualcuno di voi possa immaginare che se noi facessimo muro i due club rinuncerebbero alla costruzione di uno o due stadi altrove. Dico di più, commetto un errore quando dico di uno o due stadi: le due squadre non hanno mai manifestato la volontà di stare su un unico stadio se non a San Siro. L’Inter non ha dato la sua disponibilità a San Donto né il Milan a Rozzano. Quindi o lo stadio a San Siro o due stadi in aree tendenzialmente verdi.
Chi vuole cullarsi in questa illusione, che proprietà che sono investitori finanziari possano rinunciare al nuovo stadio è libero di farlo. Io non posso che ragionare con la mia lunga esperienza nel mondo imprenditoriale e finanziario cioè che per loro sia anche una possibilità anche minimamente concreta, ma non è così.
Arriviamo al settembre scorso, quando i club ci hanno comunicato di non essere interessati all’ipotesi WeBuild, manifestandoci al tempo stesso perà di essere interessati all’acquisto dell’impianto e dell’area. Non diritto di superficie, ma acquisto. Abbiamo così avviato interlocuzioni con l’Agenzia delle Entrate per ottenere una valutuazione economica. La valutazione ci è stata notificata in 197 milioni di euro. Abbiamo interloquito con il ministero della cultura e la sovrintendenza per capire le ipotesi sul vincolo che scatterà ai 70 anni, cioè a ottobre 2025. In un incontro avvenuto a Roma, si è sostanzialmente condivisa la prospettiva di un intervento con parziale abbattimento e rifunzionalizzazione dell’impianto attuale, un buon compromesso a mio parere. Non volendo avviare un procedimento così complesso e delicato, abbiamo posto come condizione che ci confermassero pubblicamente a riprendere subito il confronto e che si impegnassero in un percorso definito. Le squadre hanno presentato una manifestazione di interesse a proseguire il procedimento avviato nel 2019 e procedere all’acquisto dell’area. Eccoci arrivati all’oggi, quando con i nostri uffici stiamo ipotizzando una conclusione del procedimento di vendita entro l’estate 2025. Concretamente, però, entro il primo trimestre del 2025 ci deve arrivare una offerta di acquisto da parte delle squadre correlato da un piano tecnico e finanziario”.
“Io aspetto questi documenti, perché in questi anni abbiamo affrontato un percorso tutt’altro che lineare. Mi auguro che si sia giunti ad una soluzione condivisa e definita. Una soluzione che soprattutto guardi al bene pubblico e lo equilibri con gli interessi delle squadre. Deve essere vista come una opportunità anche per distribuire risorse sulla città di Milano e portare miglioramenti alla vita dei cittadini milanesi. Perché la vendita è meglio dei diritti di superficie? Chiedo di ragionare su quale sia la soluzione migliore per l’utilizzo di questi fondi, che io suggerisco siano rivolti allo sviluppo del quartiere e alle fasce della cittadinanza più in difficoltà. Mi spingo oltre auspicando che una proposta di destinazione di questi fondi nasca dal consiglio comunale di Milano”, ha concluso Sala.