Il procuratore federale Giuseppe Chinè ieri sera ha chiuso gli incartamenti da inviare al Giudice sportivo, così l’indagine sul caso Juan Jesus-Acerbi è conclusa. L’ultimo passo si è compiuto ieri, con le audizioni prima del difensore del Napoli e poi di quello dell’Inter.
Nella prima audizione, Juan Jesus – scrive La Gazzetta dello Sport – ha ribadito la sua verità: «Acerbi mi ha detto “vai via nero, sei solo un ne**o”. In seguito alla mia protesta con l’arbitro ha ammesso di aver sbagliato e mi ha chiesto scusa aggiungendo poi anche: “Per me ne**o è un insulto come un altro”». Il brasiliano è convinto di saper distinguere bene un insulto razzista da una frase fatta e non crede in alcun modo di aver confuso «sei solo un ne**o» con quel «ti faccio nero» che sembra essere la versione di Acerbi.
Lo ha detto anche al procuratore Chinè, ricordando pure le sue immediate proteste con l’arbitro La Penna, proprio perché stufo di un certo tipo di situazioni. Il procuratore ha tutto di quel momento: diverse immagini video, tra cui il labiale di Juan Jesus sembra dire «mi ha detto ne**o», e l’audio tra il direttore di gara e la sala VAR che dovrebbe aver registrato anche quello sfogo e il successivo intervento di Francesco Acerbi.
Quello che probabilmente non si è riusciti ad ottenere è una chiara prova audio o video del momento del presunto insulto razzista. Acerbi ha parlato invece per una quarantina di minuti. Anche lui non ha fatto mezzo passo indietro rispetto a quanto detto nei giorni scorsi: «Non ho mai mostrato alcuna forma di razzismo nei confronti di Juan Jesus». La parola “nero”, ha confermato a Chinè, è stata pronunciata, ma non con un’accezione discriminatoria.
Dunque, di fronte a un muro contro muro, quale scenario è lecito attendersi? Tutto dipende da quello che è riuscito a trovare Chinè tra il materiale raccolto prima delle audizioni finali. È anche possibile che, se video e audio non avessero colto il momento dell’insulto, la violazione contestata possa cambiare. Dall’articolo 28, quello sul “comportamento discriminatorio”, si potrebbe passare al 39, “condotta gravemente antisportiva”, che prevede una sanzione di due giornate che potrebbero aumentare con la presenza di aggravanti.
E in questo caso, l’aver usato “nero” anche senza volontà razzista, come ammesso da Acerbi, potrebbe costituire un’aggravante, facendo salire il numero di giornate di stop fino a 3-4. Va detto però che in passato in casi simili si è arrivati alla squalifica per dieci giornate anche senza evidenze. Ovviamente se ci fosse anche la minima prova, magari negli audio tra arbitro e VAR, della natura discriminatoria delle parole pronunciate dal nerazzurro, fosse pure una mezza ammissione di colpa, il Giudice non esiterebbe a punire il giocatore in base a quanto prevede con «la squalifica per almeno dieci giornate di gara o, nei casi più gravi, con una squalifica a tempo determinato», come recita il comma 2 dell’articolo 28.
Una decisione sul caso arriverà all’inizio della prossima settimana, quando il Giudice sportivo Gerardo Mastrandrea, dopo aver visionato le carte ricevute dalla Procura, prenderà la sua decisione. Il caso ha avuto una cassa di risonanza fortissima, facendo discutere politici come calciatori, in Italia e all’estero.