Serie A a 18 squadre, le big non mollano: ecco la strategia

A favore della riduzione delle squadre hanno votato solamente Inter, Juventus, Roma e Milan. Ma la partita per riformare il calcio italiano è appena cominciata.

ac-milan-v-juventus-fc-serie-a-tim (2)
(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Le big non mollano sull’obiettivo della Serie A a 18 squadre. Nonostante il risultato pesante nella votazione andata in scena oggi in assemblea, infatti, le quattro società che hanno votato contro la conferma dell’attuale format a 20 club (ovverosia Inter, Milan, Juventus e Roma) continueranno a puntare sull’obiettivo di ridurre il numero di squadre nel campionato.

Una decisione nata in particolare da un tema prettamente sportivo e di campo, come appreso da Calcio e Finanza: l’aumento delle partite a partire dalla prossima stagione. Considerando la nuova Champions League e il Mondiale per Club, ad esempio, l’Inter potrebbe arrivare a disputare 70 gare ufficiali nel 2024/25, con impatto pesante sui calciatori in primis oltre a diversi fattori economici (perché aumenteranno i ricavi ma anche i costi per far fronte a tutti questi impegni, dalla rosa all’organizzazione).

Serie A a 18 squadre strategia big – I punti a favore del cambio

«Noi club che giochiamo le competizioni internazionali, che abbiamo tanti giocatori chiamati dalle nazionali lamentiamo le troppe partite. I calciatori giocano le coppe europee, le partite della nazionale, la Coppa Italia e il campionato. Tutto questo porta a un carico di partite che diventa insopportabile e che è causa di tanti infortuni», ha spiegato il presidente del Milan Paolo Scaroni, ospite di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1. «Vogliamo evitare le troppe partite. Giochiamo troppo, è un tema anche per la salvaguardia dei nostri giocatori, che sono il nostro patrimonio. Non credo che un disallineamento condizioni l’altro, sono due tematiche diverse. La Lega deve contare di più all’interno della Figc, è un tema che riguarda tutti e che deve essere corretto».

L’obiettivo è quindi quello di avere nuovamente la Serie A a 18 squadre per la prima volta dopo 20 anni e le quattro big faranno così di tutto per arrivarci, come appreso da Calcio e Finanza. Ma non dipende solo da loro, conisderando la minoranza schiacciante vista oggi in Lega e uguale allo stesso modo anche in Consiglio Federale. In questa ottica rientrano quindi i colloqui intrapresi con la FIGC, dopo l’incontro dei giorni scorsi tra il presidente Gabriele Gravina con i massimi dirigenti di Inter, Milan e Juve: l’obiettivo resta quello di un miglioramento del calcio italiano, in particolare quello professionistico.

Serie A a 18 squadre strategia big – Il diritto di veto e la posizione delle medio-piccole

Tutto così ruota intorno al cosiddetto diritto di veto, o meglio come definito nelle norme federali come “intesa”. All’articolo 27 comma d delle NOIF infatti si legge come il Consiglio FIGC «coordina l’attività agonistica demandata alle Leghe e delibera d’intesa con le Leghe interessate, sentite le componenti tecniche, con la maggioranza di tre quarti dei componenti aventi diritto di voto, sull’ordinamento dei campionati e sui loro collegamenti, con particolare riferimento ai meccanismi di promozione e retrocessione».

L’obiettivo di togliere il diritto di veto è stato indicato nei mesi scorsi dallo stesso presidente della FIGC Gravina come strada principale per superare lo stallo sulle riforme. Non sarà una strada facile, intanto perché servirà la maggioranza dei delegati presenti alla prossima assemblea generale prevista per l’11 marzo (sempre che vada in scena, visto che sul tema non mancano i dubbi). E come sono distribuiti i delegati e i pesi in assemblea? Sono complessivamente 516, così suddivisi:

  • Serie A: 20 delegati con un peso ciascuno di 3,09 e una somma complessiva pari al 12%
  • Serie Be: 22 delegati con un peso ciascuno di 1,17 e una somma complessiva pari al 5%;
  • Lega Pro: 60 delegati con un peso ciascuno di 1,46 e una somma complessiva pari al 17%;
  • Dilettanti: 90 delegati con un peso ciascuno di 1,95 e una somma complessiva pari al 34%;
  • Calciatori: 52 delegati con un peso ciascuno di 1,98 e una somma complessiva pari al 20%;
  • Allenatori: 26 delegati con un peso ciascuno di 1,98 e una somma complessiva pari al 10%;
  • Arbitri: 9 delegati con un peso ciascuno di 1,15 e una somma complessiva pari al 2%.

Anche lo stop al diritto d’intesa passasse con la maggioranza dei delegati presenti, poi, si dovrebbe passare dal Consiglio Federale per la modifica del format dei singoli tornei. Ma non sarà facile, perché si tratta di un tema scottante: lo ha lasciato intendere anche l’ad del Monza Adriano Galliani all’ingresso dell’assemblea di oggi. «È gravissimo chiedere che la Lega non abbia più il diritto d’intesa, è una cosa che non esiste in nessun Paese d’Europa – ha spiegato -. Non si capisce come si possa chiedere che venga tolto. La Serie A a 18 o 20 è una delle tante cose, quando non hai più il diritto d’intesa puoi giocare a 18, a 20 o a 32… Si può dire che possono giocare i biondi invece dei neri, i belli invece dei brutti… Non decidi tu, possiedi una cosa e decidi di passarla ad altri. Lo trovo incredibile».

L’appoggio delle big a Gravina, quindi, andrebbe verso la direzione intanto di confermare l’assemblea dell’11 marzo e poi trovare maggiore appoggio per cercare di far passare la riforma: ma dall’altra parte le medio-piccole sono già sul piede di guerra, pronte a minacciare la FIGC anche da un punto di vista legale nel caso in cui volesse andare fino in fondo sul tema del diritto d’intesa. La partita è ancora aperta e lo scontro sembra solo all’inizio.