Inizialmente, subito dopo la partita del 20 gennaio tra Udinese e Milan, c’era stata una forte condanna bipartisan da parte della politica nazionale, che si era espressa da destra a sinistra per denunciare i fischi e le offese razziste rivolte a Mike Maignan. Successivamente, il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha avanzato la proposta di conferire la cittadinanza onoraria al portiere rossonero.
Tuttavia, durante la sessione del Consiglio comunale, la proposta è stata clamorosamente respinta. Per approvare la proposta era necessario ottenere i tre quarti dei voti dei consiglieri. La minoranza di centrodestra, nonostante l’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco, ha votato compattamente contro la proposta, con 25 voti a favore, 13 contrari, nessun astenuto e 3 assenti.
Il sindaco ha evidenziato che diverse ore dopo la partita del 20 gennaio, molti ministri, tra cui Piantedosi, Abodi e Salvini, avevano preso una posizione decisa contro gli insulti razzisti. I cinque individui identificati attraverso il sistema di telecamere a circuito chiuso sono stati banditi a vita dallo stadio dall’Udinese. De Toni ha espresso dispiacere, spiegando che «si è persa l’occasione per dimostrare che la nostra città è unita e che si distanzia nettamente da ciò che è accaduto, che, per quanto frequente in diversi stadi e messo in atto da pochi singoli, non rappresenta minimamente la città. Né tanto meno i nostri tifosi. Il nostro intento era duplice: una forte presa di posizione, altamente simbolica, contro ogni tipo di discriminazione. E la difesa della nostra città e dei nostri tifosi da accuse ingiuste».
L’opposizione, rappresentata dall’ex sindaco Fontanini (Lega), ha spiegato così la propria scelta: «Sono convinto che la cittadinanza non debba essere conferita perché potrebbe sembrare un’azione riparatoria per una colpa che i friulani non ritengono di avere. Per prassi e tradizione la cittadinanza onoraria si riconosce a personalità che hanno concretamente contribuito al benessere socio-culturale dei cittadini. La vicenda di Maignan non rientra in queste fattispecie, che, tuttavia, vanno senza dubbio, in modo fermo, condannate».