I cimeli di Gianni Rivera non si toccano: rimarranno in esposizione al museo di San Siro. È la decisione della Cassazione, come riportato da Il Giorno, dopo che l’ex campione rossonero aveva fatto causa al club per inibire l’esposizione nel museo del Meazza di un busto, di una maglietta e di immagini e oggetti che ne ricordano la ventennale carriera milanista e per chiedere un risarcimento danni «per l’utilizzazione abusiva della sua immagine».
In particolare, Rivera riteneva «abusiva l’utilizzazione della propria immagine perché fatta senza il suo consenso e a scopo di lucro». Una causa che in primo gradito, presso il Tribunale Civile di Milano, aveva visto prevalere lo stesso Rivera, condannando la società a un risarcimento di 200mila euro: un verdetto però ribaltato in Appello.
I legali del Golden Boy hanno così deciso di rivolgersi alla Cassazione, contestando la decisione dei giudici di secondo grado di definire l’area espositiva dello stadio un «museo», facendone quindi discendere in automatico il via libera (garantito dalla legge) a usare immagini e oggetti «senza il consenso dell’interessato». Inoltre, per Rivera, il San Siro Museum ha scopo di lucro, considerato che il biglietto costa 7 euro (tranne che per under 14 e over 65) e che nella stagione 2016-17 ha incassato 2,3 milioni.
Tuttavia, per i giudici della Cassazione non è così: l’esposizione infatti non è «strumentale a pubblicizzare altre attività della società», mentre il prezzo del biglietto è «di entità modesta» e «ben si giustifica con la necessità di coprire i costi». Inoltre, hanno anche individuato le finalità culturali e didattiche del museo, che serve a far conoscere alle nuove generazioni chi è stato Gianni Rivera. E la presunta lesione della personalità del diretto interessato? «Se non fosse stato inserito nella storia del Milan, Rivera avrebbe semmai subito un pregiudizio», il ragionamento ribaltato. E quindi quei cimeli hanno uno scopo culturale, ovverosia «far rivivere ai tifosi la gloria dei campioni del passato», senza considerare le finalità didattiche, «posto che i più giovani non conoscono la maggior parte di quei campioni per diretta esperienza, e dunque la mostra serve a farglieli conoscere indirettamente».