La Superlega divide la Serie A: Lazio-Napoli dicono sì, silenzio Juve e il Milan attende

A 48 ore dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sono diversi gli attori del calcio italiano che hanno espresso il loro pensiero sulla possibile introduzione di un nuovo torneo indipendente da UEFA e FIFA.

Nuovo Decreto Crescita
(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

A 48 ore dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, continuano ad arrivare messaggi sul fronte Superlega, che non ha ricevuto il via libera da questo pronunciamento, ma nemmeno uno stop, visto che ha condannato la posizione di monopolio di UEFA e FIFA.

Se si contano i no espressi alla Superlega sicuramente si tratta di un fronte decisamente più numeroso rispetto ai favorevoli. Ma, sicuramente, se si guarda solamente dentro i confini italiani, si nota una percentuale consistente di club che non hanno preso ancora una posizione definitiva a riguardo. Dubbi che non sono venuti a FIGC e Lega Serie A che hanno ribadito la loro volontà di rimanere dentro i confini segnati da UEFA e FIFA, ma hanno anche specificato che faranno di tutto per salvaguardare lo status attuale del calcio italiano e delle proprie competizioni.

Questa posizione è condivisa da club come Inter, Roma, Atalanta, solo per citarne alcune, e nelle ultime ore anche da Fiorentina e Torino con le dichiarazioni dei rispettivi presidente. Rocco Commisso ha affidato la linea del club a un comunicato ufficiale sul sito viola che ribadisce che «pur consapevole che ci saranno tempi ancora lunghi per una definitiva chiarezza e per conoscere nel dettaglio eventuali modalità e applicazioni del nuovo modello calcistico proposto, ritiene comunque che la nascita di una nuova competizione, così come pensata dagli organizzatori, rappresenti un grave rischio, a più livelli, per i campionati nazionali. L’impressione è che Club, in alcuni casi con enormi debiti e difficoltà economiche, progettino nuovi sistemi soltanto per ripianare i propri debiti e aumentare la distanza con realtà sane, sia a livello economico che finanziario». Questa è di fatto la conferma della linea di Commisso che da anni vuole introdurre promozioni e retrocessioni anche nel sistema calcio statunitense, che al momento non le prevede.

Per quanto riguarda il presidente Cairo, egli non ha usato mezze misure nella lunga intervista al La Gazzetta dello Sport, definendo la Superlega come la «peste» e che sia «trovata perniciosa che non dà la minima attenzione a quello che è il merito sportivo». Concludendo «il progresso economico del mondo ha permesso a coloro che hanno idee e abilità di affermarsi, di avere successo. La Superlega del calcio questo processo vorrebbe interromperlo per tutelare una élite ristretta e garantire privilegi sempre agli stessi».

A metà strada si segnalano due allenatori in particolare, che ricalcano il concetto di Jurgen Klopp, tecnico del Liverpool, che si dice contrario alla Superlega, ma contento che si sia sottolineato come debba cambiare qualcosa rispetto allo status quo imposto da UEFA e FIFA. In Italia su questa linea ci sono Ivan Juric, allenatore del Torino di Cairo, e Gian Piero Gasperini.

Il tecnico granata in merito ha sottolineato: «Sono contento che non ci sia più il monopolio di FIFA e UEFA, non mi piace come organizzano i calendari, si gioca troppo, anche per via di tutte le partite delle nazionali. E la conseguenza sono i tanti infortuni. Con la Superlega non sono assolutamente d’accordo. Non sono d’accordo con un torneo che escluda il merito, ma è giusto che si cerchino altre soluzioni». Gasperini ha analizzato questo concetto e ha tenuto conto delle modifiche introdotte dal nuova sistema a tre leghe spiegato da Bernd Reichart, CEO di A22 Sports Management che cura gli interessi del progetto Superlega. «Il calcio deve essere di tutti e deve essere meritocrazia – ha affermato il tecnico dell’Atalanta in conferenza stampa pre Bologna –. Bisogna anche capire che non è più quella Superlega che è stata bocciata, poi bisognerà capire nei prossimi mesi o nei prossimi anni che cosa vorrà dire questa sentenza».

In posizione di valutazione c’è sicuramente il Milan che, insieme a Inter e Juventus (nessun tesserato juventino si è espresso sulla vicenda Superlega), aveva sottoscritto il contratto per la prima Superlega nel 2021 con altre nove big del calcio europeo. A confermarlo è stato fin da subito il presidente Paolo Scaroni, che al TG1 di giovedì sera ha dichiarato: «È troppo presto per esprimere opinioni, abbiamo avviato un processo per confrontarci con tutti». Posizione ribadita anche dall’ad rossonero Giorgio Furlani che prima di Salernitana-Milan di ieri sera ha affermato: «È successo tanto, dobbiamo analizzare tutto. Per noi la priorità è focalizzarci sul calcio italiano, su come renderlo competitivo a livello europeo».

Facendo un altro passo e finendo di analizzare le posizioni dei protagonisti del calcio italiano, si arriva a chi di fatto ha aperto la porta alla Superlega. Per il momento lo hanno fatto due presidenti come Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis, rispettivamente numeri uno di Lazio e Napoli.

«Alla fine cambierà solo dove i soldi vanno a finire, e la sensazione mia è che per i club si potrebbero liberare un sacco di risorse». Musica e parole di Lotito che ha analizzato anche la situazione attuale del calcio internazionale: «Oggi la UEFA una parte dei ricavi la tiene, una parte li spende, una parte la dà ai club. Se non si chiamerà Champions e si chiamerà Superlega sempre dai campionati bisognerà passare, cambia solo dove vanno a finire ‘sti soldi».

Nessun virgolettato, ma una posizione precisa per quanto riguarda De Laurentiis che, fonti ANSA, riportano intenzionato a partecipare a un dialogo con altri grandi club europei per costruire insieme il progetto. Il presidente del Napoli ha diverse volte affermato di essere favorevole a una Superlega come torneo alternativo con criteri meritocratici.