Il calcio come il rugby: l'IFAB valuta le espulsioni a tempo per le proteste

L’organo in grado di introdurre novità nelle regole del calcio sta valutando anche di indicare il capitano come unico calciatore che possa parlare con l’arbitro.

Proteste espulsioni a tempo
(Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images)

Rispetto alla stagione scorsa, già in questo avvio di campionato si sta osservando la politica portata avanti dagli arbitri, chiesta dalle varie associazioni nazionali, di non tollerare proteste plateali da parte dei giocatori che vengono puniti quasi immediatamente con il cartellino giallo. Ovviamente se le proteste trascendono, come è stato nel caso recente che ha visto protagonista Olivier Giroud, scatta il cartellino rosso con conseguente squalifica per più di una giornata. In Premier, per esempio, sono state 88 le ammonizioni da inizio campionato per proteste.

Secondo quanto riporta il quotidiano inglese The Times, nelle stanze dell’IFAB, l’organo che decide se introdurre o meno nuove regole nel gioco del calcio, si sta valutando di inserire l’espulsione a tempo per quei calciatori che si renderanno protagonisti di proteste nei confronti dell’arbitro e dei suoi assistenti che vengono considerati oltre i limiti. Una mossa sulla falsa riga di quanto avviene nel mondo del rugby.

In seno all’International Football Association Board si sta prendendo in seria considerazione un piano per ridurre al minimo i comportamenti di protesta dei giocatori, a partire dai campionati professionistici, ma con un’attenzione particolare per le competizioni giovanili che stanno vivendo un crescendo di comportamenti minacciosi nei confronti dei direttori di gara, se non addirittura di vere e proprie aggressioni.

Infatti nel movimento giovanile inglese, dal 2019, esiste la possibilità di allontanare un calciatore per 10 minuti se l’arbitro giudica il suo comportamento, o le sue parole, troppo accese nella protesta. Una nuova regola che ha ricevuto più di un parere positivo dalla sua introduzione. Per il momento l’allontanamento a tempo sarebbe usato solamente per punire le proteste eccessive e nessun altro episodio che si verifichi sul campo da gioco.

Inoltre, sempre per il tema delle proteste, l’IFAB ha intenzione di prendere in seria considerazione anche l’introduzione di una regola che identifichi il capitano come unico calciatore che potrà parlare con l’arbitro, anche questa è già in uso nel rugby. Lukas Brud, amministratore delegato dell’IFAB, ha dichiarato al Times: «Abbiamo identificato il comportamento scorretto dei giocatori come un grave problema per il calcio e sarà l’argomento principale per l’IFAB nei prossimi anni. Stiamo esaminando cosa possiamo fare attraverso la modifica delle Regole del Gioco o attraverso raccomandazioni e linee guida per misure aggiuntive. Una espulsione a tempo, inoltre, potrebbe essere un deterrente maggiore rispetto a una ammonizione, visto che alcuni calciatori potrebbero non preoccuparsi di ricevere un cartellino giallo, mentre sarebbe ben peggiore un allontanamento dal gioco per un determinato tempo».

«C’è anche molto interesse da parte di diverse parti interessate per l’idea secondo cui solo il capitano può avvicinarsi all’arbitro in modo corretto – ha continuato Brud -. I giocatori che si avvicinano in modo aggressivo semplicemente non possono più essere tollerati. Abbiamo assistito anche a diverse occasioni dove un gruppo di calciatori accerchiava l’arbitro per non permettergli di allontanarsi dal compagno che protestava».

Infine, un resoconto sull’espulsione a tempo nel calcio giovanile inglese ha dimostrato come ci sia stata una riduzione del 38% per quanto riguarda le proteste nel corso delle ultime due stagioni. Inoltre, questa novità ha raccolto un consenso importante fra tutte le categorie coinvolte: calciatori (72%), allenatori (77%) e soprattutto gli arbitri (84%).