Cardinale: «Sport, cinema e non solo: RedBird punterà sull’informazione»

«Uno dei mandati della nostra impresa RedBird IMI è di fare di più nel settore dell’informazione. Quando si guarda alle notizie, ci sono davvero due estremi».

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Gerry Cardinale, fondatore di RedBird Capital

Da quando ha lanciato RedBird Capital Partners meno di dieci anni fa, Gerry Cardinale ha investito e contribuito a costruire marchi di alto profilo nel settore dei media e dello sport, tra cui Fenway Sports, Milan, Skydance con Tom Cruise, Artists Equity con Ben Affleck e Matt Damon e SpringHill con LeBron James. Intervistato dal New York Post, il proprietario del Milan ha parlato del suo approccio al private equity e di come tutte le proprietà si integrano tra loro.

«Molti parlano di sinergie di portafoglio, ma in RedBird stiamo davvero vedendo questo aspetto prendere forma. Abbiamo un’attività di analisi dei dati nello sport che affonda le sue radici nel baseball e che ora stiamo applicando al calcio europeo, quindi la connessione è profonda e sta decisamente accelerando», ha esordito Cardinale.

I prezzi dei club professionistici sembrano non fermarsi: «C’è sempre qualcuno o qualche entità disposta a pagare il prezzo di vendita, ma questo può essere un gioco pericoloso, perché alla fine della giornata le persone si tappano il naso e si buttano, confidando nel fatto che le cose continuino a salire. Ma qualsiasi studente di storia economica sa che questo non è sostenibile, almeno non con il ritmo e la traiettoria attuali. Non credo che a lungo termine lo sport sia sopravvalutato, ma credo che sia sopravvalutato rispetto al momento attuale».

Tra i settori sui quali RedBird vorrebbe spingere di più, c’è quello dell’informazione: «Uno dei mandati della nostra impresa RedBird IMI è di fare di più nel settore dell’informazione. Quando si guarda alle notizie, ci sono davvero due estremi: le notizie digitali e i grandi operatori, ed entrambi sono in difficoltà in termini di traiettoria di accelerazione dei profitti e del flusso di cassa. I media digitali devono essere consolidati, mentre i grandi devono innovare. Stiamo cercando di capire questo panorama e ci sono poche persone al mondo che possono orientarsi meglio del nostro partner Jeff Zucker».

Poi, sulla strategia per il futuro: «Non so come definirlo, ma quello che stiamo costruendo è un ibrido tra private equity, impegno operativo e creazione di aziende con una mentalità di soluzioni di capitale: ci piace portare capitale scalabile per risolvere i problemi. Circa il 40% delle aziende in portafoglio è costituito da società nate da zero, tutte con flussi di cassa positivi o in pareggio fin dall’inizio e che stanno risolvendo una lacuna o una dislocazione nei rispettivi settori».

E ancora: «Il nostro metro di misura per il successo è la costruzione di grandi aziende che risolvono esigenze o dislocazioni nei rispettivi settori. Quando ho iniziato 30 anni fa, presentarsi con i soldi era un vantaggio competitivo. Oggi tutti hanno il denaro: gestori patrimoniali istituzionali, fondi pensione, organizzazioni di investimento, persino governi sovrani».