Inter, come funziona e perché si utilizza la conversione del debito in capitale

Suning ha scelto, nel corso del 2022/23, di convertire 86 milioni di debiti in capitale: ecco come funziona la norma.

Arabia Saudita accordo Inter
(Foto: MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

Nel corso dell’esercizio 2022/23, l’azionista di maggioranza dell’Inter, ovverosia Suning, ha deciso di convertire in capitale circa 86 milioni di euro ai fini di “ripatrimonializzare” il club nerazzurro, come reso noto dalla stessa società. In che cosa consiste questo passaggio tecnico? C’è stata una nuova iniezione di capitale da parte della famiglia Zhang?

Si tratta, dicevamo, di un passaggio tecnico legato alla scelta di come la proprietà dell’Inter ha deciso di finanziare il club nelle ultime stagioni. Dopo un iniziale aumento di capitale da 142 milioni di euro nel giugno 2016, infatti, Suning ha versato circa 462 milioni di euro nelle casse del club solo attraverso finanziamenti soci fruttiferi di interessi, di cui 51 milioni nel corso del 2022/23 (derivanti dal prestito garantito agli Zhang dal fondo Oaktree). La scelta è quindi stata quella di non procedere con aumenti di capitale, che avrebbero portato ad intervenire o diluire la quota degli altri azionisti (in particolare LionRock, che oggi possiede ancora il 31,05% del club nerazzurro). E, in quanto finanziamento dai soci, la quota relativa finiva a bilancio come debito nei confronti appunto dei soci.

Nel corso degli anni, Suning ha sempre scelto di convertire i propri crediti verso l’Inter in quota capitale. Cosa significa? Si tratta di una possibilità prevista dall’OIC (Organismo Italiano di Contabilità): «Al fine di estinguere il debito iscritto in bilancio, il debitore può convertire, in tutto o in parte, il proprio debito in capitale. L’operazione viene realizzata mediante l’emissione (o altre forme di assegnazione) di quote o azioni da parte del debitore e la loro assegnazione al creditore», si legge nel principio contabile 19 delle OIC. In sostanza, quindi, il creditore (in questo caso Suning) rinuncia al proprio debito, che viene convertito in capitale, rafforzando quindi il patrimonio netto del debitore (l’Inter).

Complessivamente, infatti, nel corso degli ultimi anni, Suning ha deciso di rinunciare al rimborso di 433 milioni, convertiti tutti in capitale: di questi, 105 milioni (con una parte già erosa dalle perdite precedenti) a patrimonio netto come “Riserva versamenti soci per copertura perdite in formazione”, il resto come “Riserva per versamento in conto futuro aumento capitale”. Il passaggio annunciato oggi, quindi, non significa che sono arrivati nuovi versamenti per 86 milioni (nel corso del 2022/23 dalla proprietà sono arrivati infatti 51 milioni), ma che Suning ha rinunciato al rimborso degli stessi.

A cosa serve questa decisione? Innanzitutto per coprire le perdite a livello di patrimonio netto. Se infatti per quanto riguarda le perdite nel 2020/21 e nel 2021/22 l’Inter ha deciso di sfruttare la norma dello Stato, emanata in periodo Covid, che permette di rinviare il ripianamento della perdita dei singoli esercizi entro il quinto esercizio (cioè sino al 2027 di fatto), per il 2023 questa possibilità non era più attuabile e serviva quindi rinforzare il patrimonio netto per ripianare la perdita. In secondo luogo, la conversione permette anche di ridurre l’indebitamento complessivo, tematica che in determinati casi può tornare utile ad esempio per il rispetto delle norme FIGC e UEFA.