Il Comune di Firenze ricorre al TAR contro il Governo sul taglio dei fondi al Franchi

Nel progetto iniziale di Palazzo Vecchio erano previsti 200 milioni di lavori, da finanziare in parte con i soldi del Pnrr.

Firenze ricorso TAR
(Foto: Gabriele Maltinti/Getty Images)

Era nell’aria da settimane, preannunciato dallo stesso sindaco Dario Nardella, ed ora ecco l’ufficialità: il Comune di Firenze ha depositato il ricorso al TAR del Lazio contro il decreto del Governo che non ha concesso i 55 milioni di euro, inizialmente previsti, per i lavori di rifacimento dello stadio Franchi.

Nel progetto iniziale, il Comune prevedeva una spesa di 200 milioni per tutti i lavori necessari per lo stadio cittadino e aveva ottenuto il via libera a usare 55 milioni derivanti dai soldi del PNRR. Ma con lo stop della Commissione Europea della terza tranche e le modifiche richiesta all’esecutivo Meloni, il Governo ha dovuto destinare quei fondi su altri progetti, considerati più consoni con i progetti europei.

«La proposta di intervento è stata dichiarata ammissibile dal ministero dell’Interno che non ha posto alcun rilievo – si legge nelle argomentazioni del ricorso -. A fine marzo 2023 il direttore centrale del ministero dell’Interno scriveva una nota all’unità di missione PNRR, inviata anche al Comune di Firenze, per evidenziare che l’intervento non presentava criticità rispetto alle condizioni del finanziamento».

Nel ricorso si fa inoltre presente che «non c’è stata» alcuna «richiesta formale di chiarimenti inviata dalla Commissione europea» al Comune di Firenze, così come non c’è stata «nessuna richiesta formale avanzata dal ministero». Inoltre, viste le spese di «10 milioni per l’intero progetto di riqualificazione» si chiede «come è possibile fermare il procedimento? Chi paga per le spese già sostenute? A chi sarà imputato l’eventuale danno erariale?».

«Il ministero – è spiegato dal Comune – ha deciso di definanziare il progetto dello stadio per ben 55 milioni di euro a valere su risorse Pnrr, senza motivazione alcuna e trincerandosi dietro non conoscibili “osservazioni” della Commissione europea e paventando un inesistente (o, quanto meno, non precisato) “pregiudizio concreto” alla tutela degli interessi pubblici inerenti alle relazioni internazionali e alla politica e stabilità finanziaria ed economica dello Stato. È evidente che il definanziamento disposto dal ministero, intervenuto in una fase già avanzata dei procedimenti attivati per la realizzazione dell’intervento di riqualificazione, ha prodotto, fra gli altri, un effetto pregiudizievole in ordine all’esito della procedura di affidamento dei lavori, obbligando l’ente a attivarsi per predisporre un’ulteriore procedura di gara».