Rocco Commisso, dal suo arrivo in Italia come nuovo proprietario della Fiorentina, non ha mai avuto alcun pelo sulla lingua e questo lo ha portato diverse volte a trasformare le sue varie conferenze stampa in delle vere e proprie dichiarazioni al veleno. Questa volta, dal palco dell’Istituto di Cultura di New York, il numero uno viola si è scagliato contro quel piccolo gruppo di tifosi che lo critica, gli italiani del nord e con i quotidiani italiani sportivi.
Commisso si trovava all’Istituto di Cultura per essere la prima persona a essere inserita nella “Wall of Fame”, dedicata agli immigrati USA che hanno avuto successo nella propria vita e in qualsiasi campo. Le parole di Commisso sono arrivate dopo gli interventi, tutti di grande attaccamento alle origini italiane, di vari personaggi illustri, dal console generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele al Ceo di Foreign Policy Noel Lateef.
«Avevo deciso – ha raccontato Commisso in merito all’acquisizione della Fiorentina – di prendermi una pausa e andare in Italia a comprare una squadra di calcio. Pensavo che sarebbe stato divertente. Come vorrei aver avuto ragione. Ma ora gestisco davvero bene la squadra e tutte le critiche dei tifosi. Ma cosa più grave è che i giornali non hanno fatto bene il loro mestiere. E, ragazzi, io sono calabrese. Ora comprendo davvero perché i meridionali dovevano lasciare l’Italia. È perché i settentrionali, allora come oggi, hanno un enorme pregiudizio verso il sud».
«Il fatto che abbiano cominciato ad attaccarmi – ha continuato Commesso -, usando un certo slang nei miei confronti, l’unico tra tutti i capitalisti americani che sono venuti in Italia, come se fossi l’unico italaomericano a essere andato in Italia. Voglio dire, pensavano che siccome venivo dal sud potevano prendersela con me. La Gazzetta dello Sport che è il primo quotidiano sportivo nazionale, fa parte del Corriere della Sera, io li ho querelati per diffamazione, la causa è ancora in corso e i giudici mi hanno trattato davvero bene. Okay, a me non interessa niente di loro. Ma vi dirò qualcos’altro dovunque vi troviate dovete continuare a credere in quello che fate fino a che ritenete di avere ragione. Lottate per i vostri principi, lottate per i valori che i vostri genitori vi hanno trasmesso, e vincete. E finora, c’è un vincitore perché anche se perdo una partita, io ho guadagnato molto di più dal rispetto della gente che ho aiutato».
Ed ecco che Commisso ha spostato la sua attenzione a quella frangia di tifosi della Fiorentina che lo continuano a criticare nonostante la finale di Coppa Italia e di Conference League raggiunta in questa stagione: «Noi abbiamo investito molti soldi, i fiorentini sono meravigliosi con alcune nostre squadre, gente assolutamente meravigliosa, ma alla fine c’è qualcuno di cui non voglio parlare, il 10%, non sono ancora pronto a pensare solo all’altro 90% che mi ama, così mi piace rispondere a loro. È dal tempo dei Medici che non veniva una persona e investiva a Firenze».
Mentre Commisso lasciava il palco, il direttore dell’Istituto di Cultura, Fabio Finotti, ha preso il microfono per spiegare che, riguardo le accuse di razzismo lanciate dall’ospite d’onore, si riferiva ai giornali e non agli italiani del nord.