L’ex presidente del Milan Giuseppe Farina, detto Giussy, compirà 90 anni il prossimo 25 luglio. In una lunga intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, Farina ripercorre le sue tappe calcistiche, a cominciare dal numero di squadre che ha avuto: «Fammi pensare… Milan, Padova, Vicenza, Audace, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo, Belluno, Rovereto, Modena, Palù».
«Volevo comprare anche il Venezia. E il Verona, ma arrivò prima il conte Pietro Arvedi d’Emilei. In 35 anni di calcio almeno uno scudetto me lo sarei meritato, o no?», ha aggiunto prima di ricordare la cessione del Milan. «Andai da Silvio Berlusconi ad Arcore. Prendilo tu, gli dissi. “T’invidio quella bella testa di capelli neri”, mi rispose. Fui arrestato per un reato, il falso in bilancio, che oggi non esiste nemmeno più».
«Il mio avvocato s’era accordato con il pm Ilio Poppa perché mi rilasciasse subito.NInvece mi tennero in cella 48 ore. Cominciai lo sciopero della fame. I g’ha ciapà paura. Il lunedì, prima di liberarmi, mi portarono in mensa: g’ho fato ’na magnàda che ancora ce l’ho in mente. “Se non passi tre giorni in galera, in Italia non sei nessuno”, commentò mia sorella. Aveva ragione», ha spiegato.
Sul suo rapporto con Berlusconi: «Continuavo a chiedere: ma è morto? Ora che se n’è andato, quasi mi dispiace». Poi, un pensiero per una lite con Gianni Agnelli: «Mi convocò a Torino: “Voglio Paolo Rossi”. Glielo ridò fra un anno, replicai. “No, adesso”. Andammo alle buste. Io lo valutai 2,4 miliardi di lire, l’Avvocato 900 milioni. Quello stesso anno il Vicenza fu retrocesso in serie B. Capito come funziona il calcio?».
Rossi infine tornò alla Juventus: «Agnelli mi diede anche 1 miliardo in nero. Non rammento come lo spesi, giuro». Sul suo arrivo al Milan, Farina ricorda: «Nel 1982 ero a tavola con amici al Principe di Savoia. Entrò Felice Colombo, presidente rossonero: “Basta, sono stufo della squadra. Se trovo qualcuno che mi dà 3 miliardi, gliela tiro dietro”. Avevo accanto Carlo Bonfante, ragioniere in pensione di Isola della Scala, il mio contabile di fiducia, più fedele di una moglie. Gli dissi: ragioniere, scriva. “Come da proposta in presenza di testimoni, accetto l’acquisto del Milan per 3 miliardi di lire”. E feci spedire una raccomandata».
Infine, una battuta sulla cessione del Milan. Da Berlusconi Farina voleva 20 miliardi: «Berlusconi me ne offriva 15. Mi chiamò Giampiero Armani, azionista della squadra rossonera: “La compro io per 20”. L’indomani il petroliere piacentino ricevette una telefonata da Bettino Craxi: “Quell’affare non è per te”. E così non si presentò dal notaio. Invece arrivò la Finanza. Tutti i beni che avevo dato in garanzia, inclusa la casa di Verona della mia prima moglie, mi vennero portati via».