Serie A, resta l’opzione canale di Lega: ipotesi accordo su 10 anni

L’ipotesi del canale di Lega per la Serie A rimane sullo sfondo: ecco la situazione verso la prossima asta dei diritti tv.

Serie A scanner del volto

L’ipotesi del canale di Lega rimane sullo sfondo verso l’asta dei prossimi diritti tv della Serie A. L’opzione canale, infatti, è la terza ipotesi dietro la vendita alle emittenti tradizionali e agli intermediari indipendenti: se la Lega non ottenesse offerte soddisfacenti, potrebbe varare l’opzione canale con alcune novità rispetto al passato.

“Il bando ha caratteristiche diverse e ampie. Dopo una prima fase ci saranno 4 settimane lasciate ai soggetti, poi una fase di trattativa privata e in base al risultato ottenuto verrà portato tutto in assemblea, che deciderà se accettare o meno le offerte oppure se procedere all’apertura della seconda matrioska, dedicato all’intermediario indipendente, un soggetto che si sostituisce alla Lega per fare bando”, ha spiegato l’ad della Lega Serie A Luigi De Siervo.

“Se non dovesse funzionare nemmeno questo, si arriva alla terza fase per cui si apre lo scenario del canale. Si tratta di una manifestazione vincolante per la creazione del canale per un periodo di 10 anni in cui un partner finanziario come distributore del canale può offrire un minimo garantito alla Lega e presentarsi lui sul mercato”.

“La Lega dovrebbe così uscire dal tema bando ma confezionare un canale con all’interno la pubblicità, come indicato dall’Agcom. A quel punto si confeziona un canale, l’accordo sarebbe di 10 anni perché si entra in una dinamica diversa, la Lega intraprende percorso di offerta diretta del contenuto da cui non tornerà più indietro. Sarebbe una via intermedia, quella cioè di trovare un partner che azzera il rischio imprenditoriale di andare sul mercato. Se queste tre ipotesi che abbiamo tracciato, con le offerte che arriverebbero intorno al 20 giugno, poi si andrebbe alle trattative private, significa che ipoteticamente ai primi di luglio avremmo uno scenario chiaro. Se fossimo insoddisfatti potremmo ripartire dal via oppure a quel punto mettere la freccia e decidere di fare il canale anche in maniera diretta, b2c o b2b2c”.

“Come si incastra questa opzione con la situazione legata ai fondi? È un processo complesso quello legato ai fondi, ci consegnerà come primo step un advisor che ci affianchi. Siamo partiti al contrario, cercando una occasione a cui possono pensare di partecipare. Si parla di partner evoluti, che abbiano sia componente finanziaria ma anche componente di vendita, un soggetto che si assume impegno per quel valore e deve essere in grado di ottenerlo sul mercato. Il prodotto deve essere venduto non in esclusiva, può avere prezzo diverso ma non può essere venduto a un solo soggetto. Invece che aspettare in maniera passiva di ricevere indicazioni da partner finanziario per investire sulla parte di equity, questo è un modello che li obbliga se sono disponibili e hanno capacità di interpretare le nostre esigenze. È un modello interessante perché ci potrebbe consegnare modello valido anche per altri soggetti”.