“Dopo vent’anni torna un derby per Milano. Siamo un unicum in Europa ed è un momento di orgoglio per la città, per il nostro calcio e per l’Italia. Sono due squadre che si sfideranno non solo per quanto fatto sul campo campo ma anche per quello che hanno fatto in questi ultimi anni nell’evoluzione dell’industria del calcio. I problemi ci sono ma va anche riconosciuto il calcio italiano, giustamente criticato, in questa fase sta esprimendo un potenziale anche molto più importante rispetto ad altri Paesi europei. Il fatto che la Serie A abbiamo un interesse molto alto rende avvincente il campinoato, cosa che in altre leghe non succede perché le posizioni sono definite. Festeggiamo questo evento insieme, poi ognuno tifi per la proprio squadra”. Lo ha detto l’ad dell’Inter Alessandro Antonello, intervistato dal Sole 24 Ore.
“Meglio la finale di Champions o il quarto posto? Intanto voglio dire che dobbiamo coniugare due dimensioni, quella del tifoso e del risultato sportivo, quindi cosa ci giochiamo da qui al 16 maggio e cosa ci giocheremo il 24 maggio con la finale di Coppa Italia. Qui c’è il mondo della passione e su questo non ci sono dubbi, l’obiettivo è andare più avanti possibile e gioire di questi momenti. Poi emerge il lato più manageriale che non può che prevedere una pianificazione. I risultati devono essere frutto di una pianificazione e non possiamo non pensare alla prossima stagione. Tutti parlano di quarto posto perché è garantisci introiti importanti per il club che si aggirano sui 50 milioni solo per la partecipazione alla fase a gironi di Champions. Dobbiamo tenerne conto perché la prossima stagione è alle porte e la pianificazione si basa anche su questi risultati”.
“Nuovo stadio? Innanzitutto è importante per la competitività dei club. I ricavi potrebbero più che raddoppiare, è la vera motivazione per cui Inter e Milan ma anche tutti i club hanno bisogno di infrastrutture moderne, perché garantiscono introiti tali per cui si può tornare a competere a livello europeo. Guardando ai principali club europei, loro raggiungono ricavi da stadio pari a 120-130 milioni di euro, quest’anno noi e Milan dovremmo superare i 70 milioni, record storico. Quindi si vede dov’è la differenza e la ragione. Non vogliamo sacrificare la passione del tifo, gli introiti solo cresceranno perché a Milano abbiamo tantissime aziende che nell’attuale San Siro non hanno accesso purtroppo, abbiamo una lista di attesa di aziende che vorrebbero essere nelle zone corporate di San Siro che non riusciamo a soddisfare. Voglio anche tranquillizzare i tifosi, l’aumento dei ricavi arriverà essenzialemente dai servizi che potremo dare allo stadio non solo ai tifosi ma soprattutto alle aziende che vogliono comprare posti dedicata. Noi abbiamo una corporate hospitality limitata al 3%, in altri stadi europei moderni arriva anche al 18-20%. Siamo stati a Lisbona di recente, in un impianto costruito per gli Europei 2004 riescono ad avere 120 skybox all’interno dello stadio, San Siro oggi ne ha 30. Questo dà subito la percezione di cosa si può fare in un nuovo impianto”.
“Colgo questa occasione innanzitutto per ribadire la posizione dell’Inter: in quattro anni abbiamo lavorato con coerenza e professionalità e abbiamo sempre detto che San Siro era il progetto principale perché la location rappresenta la storia del calcio italiano e milanese. Di conseguenza abbiamo sempre mantenuto questa posizione anche recentemente quando il Milan ci ha comunicato di essere intenzionato a guardare ad altre aree. Riteniamo che ancora oggi questa sia la scelta ottimale, è chiaro che se poi il Milan decidesse di costruire un nuovo impianto in un’altra sede noi vogliamo procedere con questo progetto di San Siro ma è chiaro l’Inter non potrà rimanere vincolata dai continui rinvii della politica. Deadline? Ancora non c’è, però una ulteriore incertezza è la cosa che più disturba gli investitori. Ci auguriamo, viste le prole del sindaco di ieri, che questo percorso possa avere un’accelerazione come non è avvenuto negli ultimi anni. È altrettanto vero che non possiamo rimanere nell’incertezza, anche l’Inter deve pensare a dei piani alternativi qualora non si trovasse la soluzione su San Siro. Se pensiamo ad altre aree? Assolutamente sì, noi vogliamo perseguire il progetto di San Siro ma non vogliamo rimanere spiazzati se non dovesse andare avanti”.
“Mercato? Ogni decisione viene condivisa con la proprietà, con Steven Zhang e con Marotta nell’ambito di una strategia definita, non si improvvisa dall’oggi al domani. Negli ultimi anni abbiamo cercato di portare aggiustamenti sul costo della rosa e continueremo a farlo. Penso che anche i tifosi capiscono che il tema della sostenibilità finanziaria debba essere combinata con la capacità di competere. Vogliamo farlo, i contratti sono pluriennali e quindi ci sono i cosiddetti costi rigidi, faremo dei correttivi ma terremo sempre in considerazione il fatto che l’Inter è una grande squadra e deve competere sempre per le posizioni migliori. Un aggiustamento ci sarà, ma sarà organico e compatibile con gli impegni sportivi della stagione”.
“Steven Zhang è il presidente più giovane della storia del club e quindi potete immaginare cosa voglia dire per un ragazzi di 30 anni assumere un ruolo così importante in un club come l’Inter. Con l’avvento di Suning abbiamo avuto un periodo di transizione nella costruzione dell’assetto attuale del club, siamo passati dal periodo di mecenatismo puro ad una transizione verso la governance attuale con manager ad ogni livello ma soprattutto un approccio strategico verso il domani e verso i giovani. Nel 2017 abbiamo lanciato Inter Media House, dalla quale è nato l’ecosistema digitale recentemente rinnovato. Abbiamo sempre tenuto presente in questi anni come riposizionare l’Inter affinché potesse diventare una global entertainment company. Gli investimenti sono sempre stati ingenti, la visione è sempre stata di medio-lungo periodo, quindi anche la stabilità ha aiutato i manager a mettere a terra quelli che erano gli input. Gli interessamenti possono esserci, ma noi come management siamo l’oggetto. Chiaro che un club come l’Inter possa catturare attenzione soprattutto nel momento in cui c’è la possibilità di avere partner finanziari con cui collaborare per investire nel club e portarlo a livelli superiori. Dobbiamo pensare a lavorare bene per i prossimi appuntamenti, poi sarà Suning a decidere quello che sarà il destino del club”.
“Oaktree? È un rapporto che riguarda la proprietà. Tutti conoscono che esiste un bond a livello di holding company, sarà poi compito della proprietà decidere come gestire questa obbligazione che scadrà nel maggio 2024. Posso dire che Suning ci ha sempre supportato anche di recente quando c’è stata necessità di sostegno l’ha manifestata e ci è venuto in soccorso. Per la questione Digitalbits, è stata una situazione molto sgradevole a cui abbiamo dovuto far fronte. In questo momento abbiamo preso la decisione di togliere definitivamente anche l’ultimo pezzo del contratto rimasto con la visibilità sulla maglia, però vorrei ricordare il contesto in cui ci siamo trovati anche a trovare un accordo. Arrivavamo dalla pandemia, in quel momento storico l’unica industry che stava registrando un boom erano le criptovalute, tanto è vero che moltissimi club europei hanno siglato contratti di sponsorizzazione. Poi purtroppo questa industry si è sgonfiata e altri club stanno subendo quello che abbiamo subito noi. Siamo alla ricerca di un nuovo partner e confidiamo di trovarlo il prima possibile”, ha concluso.