Abodi: «È finito il tempo di scuse e alibi sugli stadi»

“Da ministro sto diventando insopportabilmente intransigente: sulla questione degli stadi è finito il tempo delle scuse, degli alibi e delle difficoltà. Ho la serenità di non essere solo, c’è un…

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“Da ministro sto diventando insopportabilmente intransigente: sulla questione degli stadi è finito il tempo delle scuse, degli alibi e delle difficoltà. Ho la serenità di non essere solo, c’è un governo con me e una logica di multidisciplinarietà con club e territori per metterci ognuno di fronte alle proprie responsabilità. Siamo a un punto di non ritorno”. Così il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, intervenendo al workshop ‘Il futuro degli stadi in Italia’, organizzato dalla Lega Serie A nel Salone d’Onore del Coni.

“Non c’è niente da inventare, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, io per primo. Avverto il peso che attribuite alla fortuna che ho di avere avuto diverse vite lavorative: sono però al quinto o sesto ciclo di vita e sento dire sempre le stesse cose. Stavolta però posso essere davvero al vostro fianco, possiamo farlo. Finora è mancata la parola decisiva: la forza della volontà, insieme alla sistematicità e alla competenza”.

Abodi ha spiegato che “l’inevitabilità degli Europei di calcio 2032 per cambiare gli stadi in Italia è mortificante. A volte sfidiamo anche la sorte arrivando fino all’ultimo, sperando di farcela: questi Europei sono fatti quasi su misura per noi, sono in programma tra 9 anni e si deciderà tra 5 mesi, potrebbero essere tempi tipicamente italiani per l’agenda”, ha detto sottolineando che la candidatura è per “11 stadi, forse 12”.

Casini e Abodi al al workshop ‘Il futuro degli stadi in Italia’ (foto CF – Calcio e Finanza)

”Situazione Franchi? C’è una città che vuole contribuire alla riqualificazione di uno stadio ma la Sovrintendenza ha detto no. Questa città trova le risorse finanziare ma le si chiede perché non si fanno scuole. E’ qualcosa di schizofrenico. Come se gli stadi fossero concorrenti della scuole, ma lo stadio è anche un’infrastruttura sociale, è uno strumento di riqualificazione urbana, crea posti di lavoro e rispecchia tutte le caratteristiche per i finanziamenti comunitari. Invece stiamo ancora qui a porci la questione della concorrenza delle priorità con le scuole o le strade”.