La pace è possibile, ma serve un deciso cambio di rotta sul tema Superlega e prima della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Tra UEFA e Juventus nulla è definitivamente compromesso e il cambio improvviso di management in casa bianconera – scrive La Gazzetta dello Sport – è stato un primo passo verso la riconciliazione.
A Nyon sono pronti a tendere la mano al club bianconero ora che non c’è più Andrea Agnelli ma s’aspettano qualcosa che al momento non è ancora avvenuto, ovvero l’uscita di scena dalla Superlega. Di fatto la Juventus fa parte con Barcellona e Real Madrid dei club promotori del progetto. Per questo a Nyon è stata accolto con favore l’azzeramento della vecchia dirigenza e l’insediamento dei nuovi vertici, che hanno cercato fin da subito la strada del dialogo con l’UEFA, trovando porte aperte e massima disponibilità.
Al momento siamo in una fase di stallo: non c’è stato alcun incontro, neppure informale, ma soprattutto non c’è stato il dietrofront che la UEFA si attendeva. Tra aprile e maggio dovrebbe arrivare il pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Ue, che era atteso per marzo. La UEFA e la FIFA potevano già emettere sanzioni verso i tre “ribelli” ma hanno deciso di aspettare la fine del procedimento e a questa sentenza dovranno adeguarsi tutti i giudici europei.
Ovviamente un’uscita di scena da parte della Juventus solo dopo il pronunciamento della Corte di Giustizia non avrebbe lo stesso valore per la UEFA. A Nyon gradirebbero che il club si smarcasse prima e ormai il tempo stringe. Non bisogna infatti dimenticare che la UEFA ha già chiesto e ottenuto direttamente dalla Procura di Torino tutta la documentazione vecchia e nuova legata all’inchiesta Prisma. Sul tavolo ci sono le due questioni del fair play finanziario e della «condotta antisportiva», motivi per cui la Juventus rischia di rimanere fuori dalle coppe.