Quanto costa Antonio Conte? Antonio Conte non è più ufficialmente l’allenatore del Tottenham. Gli Spurs hanno annunciato l’addio del tecnico salentino prima della fine della stagione. Al suo posto resterà il vice Cristian Stellini, che avrà il compito di guidare la squadra con l’obiettivo di centrare la qualificazione alla prossima Champions League.
Le quotazioni di Conte erano precipitate dopo il suo sfogo al termine del pareggio degli Spurs sul campo del Southampton, dove ha accusato la squadra di egoismo e mancanza di impegno. Il tecnico italiano era stato ripreso a bordo di un volo Ryanair diretto in Italia, mentre la società londinese ha accelerato il divorzio, che comunque sarebbe avvenuto in giugno, alla scadenza naturale del contratto.
Quanto costa Antonio Conte? L’ipotesi di un ritorno in Italia
Non solo l’addio ufficiale di Conte al Tottenham. Già nelle passate settimane è spuntata l’ipotesi di un ritorno in Italia per l’allenatore che ha vinto lo scudetto 2020/21 alla guida dell’Inter. E per chi vorrebbe riportare il tecnico in Serie A potrebbero esserci anche vantaggi in termini economici.
Come nell’estate 2019 al momento del suo sbarco in nerazzurro, infatti, il tecnico potrebbe sfruttare la norma sugli impatriati contenuta nel cosiddetto Decreto Crescita. La norma, modificata nel 2019 per inserire all’interno anche gli sportivi professionisti, prevede vantaggi fiscali per chi sposta la propria residenza in Italia, con i redditi prodotti in Italia che vengono pesati solo al 50% in termini fiscali.
Sono tre le condizioni di accesso al regime per i lavoratori “impatriati”:
- l’essere stati residenti all’estero nei due periodi d’imposta precedenti il trasferimento in Italia;
- l’obbligo di permanenza in Italia per due anni a seguito del trasferimento di residenza;
- lo svolgimento dell’attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano.
Come detto sopra, Conte aveva già sfruttato i vantaggi nella sua esperienza all’Inter. Nella norma, tuttavia, non si fa alcun riferimento al divieto di usufruire nuovamente del vantaggio fiscale.
Resta quindi il tema dei “due periodi di imposta” trascorsi all’estero prima di tornare in Italia. Per essere ritenuti “residenti” all’estero, basta trascorrere e produrre reddito per 183 giorni al di fuori dell’Italia nel corso di un anno solare. In tal senso, quindi, Conte si è trasferito al Tottenham nel novembre 2021: nel 2021 quindi era considerato residente in Italia, mentre nel 2022 lo è stato in Inghilterra. Resta il tema del 2023, quindi, ma sia nel caso di esonero che nel caso di permanenza agli Spurs fino a fine contratto, basterebbe non spostare la residenza in Italia prima del 30 giugno prossimo per essere considerati residenti all’estero.
In questo modo, quindi, Conte potrebbe nuovamente sfruttare la norma sugli impatriati, agevolando in termini economici un suo ritorno in Serie A. Nelle stagioni 2019/20 e 2020/21, ad esempio, il tecnico leccese aveva uno stipendio netto rispettivamente da 11 e 12 milioni di euro: al lordo, grazie al Decreto Crescita, per l’Inter il costo era stato pari a circa 14,4 e 15,7 milioni, invece di un costo pari a 20,3 e 22,2 milioni senza agevolazioni, con un risparmio quindi di circa 12,4 milioni di euro nel giro di due stagioni.