«Operazione di compravendita dei calciatori concluse a prezzi significativi, ma che comportano flussi pecuniari più contenuti se non nulli». La Covisoc – nella cosiddetta seconda carta (due pagine, a fronte delle sei della risposta di Chinè) datata 31 marzo 2021 e inviata alla Procura della Figc e di cui l’ANSA ha preso visione – analizza il fenomeno potenzialmente «patologico» delle plusvalenze.
Nel documento, in cui non viene mai citata la Juventus ma solo genericamente i club, l’organo di controllo dei bilanci spiega di aver «individuato situazioni gestionali che meritano un attento monitoraggio e ciò anche nella prospettiva dell’adozione di potenziali iniziative istituzionali da parte dei competenti organi della FIGC».
La Covisoc «ha analizzato un’analisi sui bilanci delle società e mostra come il cosiddetto trading dei calciatori – pur avendo garantito copiose plusvalenze idonee a sostenere gli aggregati patrimoniali – abbia generato pochissima liquidità. La Covisoc evidenzia una divergenza tra il prezzo pattuito e il valore dei diritti compravenduti», si legge nel documento.
Nel caso dei club, sottolinea, «sussistono innegabili peculiarità di cui non è possibile prescindere. Il patrimonio delle società di calcio è sovente rappresentato in maniera preponderante dal parco calciatori. Tale circostanza potrebbe indurre a condotte rivalutative al limite con conseguente alterazione dell’affidabilità dei bilanci». Fenomeni questi che l’organo di controllo definisce «potenzialmente patologici e per i quali chiede la possibile e celere adozione di misure» idonee.